Il mito della Resistenza ha iniziato a vedere le streghe. Tutta colpa di scrittori che non si fanno i fatti loro. A partire dal «traditore» degli amici e dei compagni Giampaolo Pansa con il suo «Sangue dei vinti» per finire a Ippolito Edmondo Ferrario che, innamorato di Triora e autore di diversi romanzi ispirati e ambientati nel borgo, non poteva che andare a tirar fuori gli scheletri negli armadietti rossi del paese delle streghe. Inevitabile la reazione e gli strepiti, che stavolta però finiscono su internet, su Facebook, il social network mondiale più di moda.
Capita infatti che proprio Ippolito Edmondo Ferrario, cittadino onorario del borgo dellImperiese, decida di creare un gruppo su Facebook dedicato proprio a «Triora, paese delle streghe». È il primo e fino a quel momento lunico. È aperto a tutti gli interventi e a chiunque voglia offrire contributi, mettere fotografie, inserire aneddoti. «Sono lamministratore del gruppo - precisa lo scrittore - Ma solo in quanto creatore. Non intervengo mai su quello che ognuno decide di pubblicare. È una mia scelta. Solo il network stesso può modificare ciò che appare». Il gruppo si è ben presto arricchito di nuovi spazi, di idee, di iniziative. Anche di un articolo dello stesso Ferrario. Che a proposito della storia di Triora, ricordava una parte per molti ancora oscura.
Una storia assurda, di ordinaria delinquenza, mascherata negli anni della guerra civile con il paravento della Resistenza. La storia di un partigiano della Brigata Garibaldi, ancora vivente, che uccideva prima e dopo il 25 aprile anche per diletto. Una storia raccontata senza fare il nome del protagonista ma che evidentemente ha colto nel segno. Come il racconto di una vedova che ricordava la terribile fine fatta dal marito un giorno in cui era andato nel vicino Piemonte per acquistare un vitello con cui dare sostentamento alla famiglia e, tornato indietro, era stato fermato, derubato e ucciso da tre partigiani. «Ci fu una specie di processo, con giudici partigiani e tutto finì in nulla. Quelluomo non era fascista, né aveva simpatie politiche ed era ben voluto da tutti - ricorda oggi lo scrittore - Una vittima di un episodio di delinquenza pura».
Argomenti che hanno scatenato lindignazione di un aderente al gruppo Triora, paese delle streghe». Mattia Rossi ha dapprima accettato uno scambio di opinioni su Facebook con lo stesso Ferrario, poi ha abbandonato il gruppo e ne ha aperto uno nuovo, autodefinito come «Lorginale», o ancora «Il gruppo per tutti quelli che (a Triora) ci vivono, ci hanno vissuto, ci sono stati in vacanza o semplicemente ci sono passati!!! Noi non abbiamo concittadini onorari.....!».
Il «cittadino onorario» di Triora, Ippolito Edmondo Ferrario si limita a sorridere, notando la «dedica» speciale. «È stato lunico degli oltre 500 iscritti, ad abbandonare il gruppo, naturalmente liberissimo di farlo - osserva - Queste persone, come il signor Mattia Rossi, sono le stesse che non sanno o che non vogliono sapere che in un mio precedente libro Les lions de Calvi. Il ruggito della Legione, in parte ambientato a Triora, parlavo proprio del dramma vissuto dal paese durante la rappresaglia nazista del 1944 attraverso un personaggio, un anziano del posto, che lo aveva provato sulla propria pelle». Insomma, la storia che come sempre viene accettata solo finché racconta la parte che piace e interessa. E anche Facebook dievnta terreno di sfida a chi prova a fare chiarezza.
«Tornando al gruppo di Triora, quello originale - chiosa sarcastico Ferrario - auguro personalmente al signor Rossi che questo suo nuovo gruppo contribuisca a far conoscere sempre di più le bellezze di Triora insieme a tutti i nuovi che magari verranno». Nel frattempo un nuovo gruppo su Triora si è formato davvero. Roba di questi ultimi giorni. Lamministratore ha subito scritto a Ippolito Edmondo Ferrario per metterlo al corrente della novità. E lo stesso scrittore ne è entrato a far parte.
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