Silvia Kramar
da New York
Prima c'era stato il fiocco giallo, quello degli ostaggi in Libano. Milioni di americani lo avevano indossato e incollato sulla porta di casa. Le star ne avevano fatto delle spille da esibire nelle serate di gala. Quando l'Aids aveva bussato alle porte di Los Angeles, il fiocco era diventato rosso scarlatto: un triste avvertimento contro l'epidemia che stava decimando il mondo dei gay. Dopo molti anni il fiocco rosso era stato sostituito da quello rosa, ma anche quello è passato di moda: i divi di Hollywood lo avevano lasciato nel cassetto per usare, invece, il braccialetto di gomma giallo, sostituito poi a sua volta prima dal fiocco blu. E, infine, adesso, da quello verde, l'ultima moda: chi lo indossa mostra di essere preoccupato per il futuro dell'ambiente, di essere pronto a lottare pur di salvare il nostro pianeta. Di essere un paladino dell'ultima cause celebre del cinema Usa.
Tra un film e l'altro le star di Hollywood hanno sempre dedicato tempo e attenzioni ad altri mondi. Quello della politica ormai da decenni va a braccetto con il cinema americano, con un pedigree così liberal che gli attori repubblicani si contano sulle dita di una mano: Arnold Schwarzenegger, Clint Eastwood e, naturalmente, tornando a ritroso nel tempo, il giovane Ronald Reagan.
Intanto la filantropia della Cinecittà californiana adesso si è tutta rivolta alle nuove cause, dimenticandosi in fretta di quel dramma mondiale che ha appena compiuto 25 anni. Lottare contro l'Aids, per il quale Hollywood era scesa in piazza per anni, con decine di grandi star come Rock Hudson, non va più di moda.
A Hollywood lo chiamano il burnout factor: il «fattore stanchezza». Le star non ne possono più di una causa che per anni è andata così di moda che nessuno osava salire sul palco a prendere un oscar, senza indossare sullo smoking o sull'abito da sera il fiocco rosso. Adesso i benefattori californiani hanno dei nuovi hobby: ci sono i tumori al seno, quelli testicolari, cè il debito africano. C'è luragano Katrina con le lacrime di New Orleans e la crisi umanitaria del Darfur e del Sudan. Ma soprattutto cè la nuova causa del momento: il global warming. Nel 2005 si è registrato un aumento di denaro dato in beneficenza per le cause «ecologiste»: 260 miliardi di dollari, il 6 per cento in più rispetto allanno precedente. E in questo un notevole aiuto lo ha dato lo schierarsi dei divi.
Persino Barbra Streisand esce dalla naftalina e annuncia una nuova, inaspettata, tournée: a partire dal Wachovia center di Filadelfia, il 4 ottobre, la grandissima cantante e star farà il giro degli Stati Uniti insieme al giovane gruppo Il Divo fino al 20 novembre, passando dal Madison Square Garden di New York (il 9 ottobre) per poi fermarsi a Washington, Boston, Fort Lauderdale, Las Vegas, Atlanta, Chicago fino all'ultima grande serata di Los Angeles. In nome dell'ecologia, la Streisand ha già cominciato a vendere biglietti al suono di 100, 200, 350 e 750 dollari (www.barbrastreisand.com). «I proventi dei concerti - ha detto la cantante - serviranno a combattere le conseguenze pericolose dei cambiamenti climatici».
Ma c'è un'altra star che ha lanciato il suo sito personale per salvare il mondo: Leonardo DiCaprio è stato il primo a creare un eco-website personale.
Mentre la coppia regina della filantropia hollywoodiana, l'onnipresente Angelina-Brad, vende le prime foto esclusive della piccola Shiloh a suon di milioni di euro per la causa degli orfani dell'Aids africano, le star si allineano per salvare l'ambiente: Ted Hanson lotta per ripulire gli oceani, Daryl Hannah si appende a un albero per salvare l'ultima fattoria che verrà inghiottita dal cemento e Robert Redford, in un tandem con la Streisand che ricorda con nostalgia il vecchio film Come eravamo, si lancia contro il global warming.
Il mensile Vanity fair è uscito con un numero «verde», mettendo in copertina George Clooney, Julia Roberts, Robert F. Kennedy e il vicepresidente Al Gore, che si sta riciclando come paladino dell'ambiente: durante la premier del suo documentario sul global warming intitolato An inconvenient truth, sul tappeto rosso di Los Angeles sono sfilate decine di star del calibro di Sharon Stone e Jessica Alba.
«Non potremo mai dimenticare le vittime dell'Aids», ha detto Craig Thompson, responsabile del Aids project Los Angeles, «invece i divi si stanno dimenticando di noi. All'inizio, anni fa, l'Aids era diventato il pupillo di Hollywood ma adesso facciamo fatica a convincere le star a venire alle nostre serate di beneficenza e i dati lo dimostrano. Non abbiamo più soldi. Noi ci occupiamo degli ammalati dei barrios di Los Angeles e le star pensano solo all'Africa».
Ma cè ancora chi si dedica a una malattia che ha ucciso 25 milioni di sieropositivi nel mondo e che quest'anno ucciderà 2 milioni e 800.000 americani: Elton John ed Elizabeth Taylor, Tom Hanks e Will Smith, Bono e Alicia Keys.
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