
I "livelli senza precedenti" delle relazioni tra Russia e Cina evocati dal presidente russo Vladimir Putin e dal suo omologo cinese Xi Jinping non si limitano alle parole o agli incontri diplomatici ma si concretizzano in una serie di accordi che rendono il partenariato tra le due nazioni non più episodico ma strategico. Un rapporto che si è intensificato dopo l'inizio della guerra in Ucraina in vari settori a cominciare da quello energetico. Non è un caso che il principale accordo siglato ieri tra i due leader sia proprio nel settore dell'energia con la costruzione del gasdotto Power of Siberia 2 destinato a raddoppiare i flussi di gas russo verso la Cina. Ad oggi la Russia fornisce gas alla Cina tramite il gasdotto Power of Siberia che ha una capacità di 38 miliardi di metri cubi l'anno, una cifra che dovrebbe aumentare di ulteriori 10 miliardi di metri cubi annui dal 2027. Russia e Cina hanno inoltre concordato di incrementare le forniture attraverso le rotte già esistenti da 48 a 56 miliardi di metri cubi l'anno.
Il progetto del gasdotto Power of Siberia 2 è stato discusso in un incontro trilaterale anche con il presidente della Mongolia Ukhnaa Khurelsukh poiché un tratto importante dell'infrastruttura attraversa la Mongolia. Per comprendere l'impatto dell'opera è sufficiente dire che, una volta realizzata, permetterà alla Russia di raddoppiare le forniture di gas verso la Cina e dovrebbe consentire di esportare 50 miliardi di metri cubi di gas l'anno per 30 anni. Si deve proprio alla vendita di gas alla Cina (e di petrolio ad altre nazioni tra cui l'India) la tenuta dell'economia russa dopo lo scoppio della guerra in Ucraina con una tattica del Cremlino tanto semplice quanto efficace: diversificare i canali di vendita delle ingenti risorse energetiche russe. Così, man mano che calavano le quantità di gas e petrolio vendute all'Europa, aumentavano quelle acquistate dai paesi asiatici. Basti pensare che i volumi di metano venduti oggi dalla Russia alla Cina rappresentano circa la metà delle esportazioni di gas che Mosca inviava all'Europa prima del 2022. Inoltre, insieme al gas fornito tramite gasdotto, la Russia è il terzo fornitore di Gnl (gas liquido) a Pechino dopo Australia e Qatar. Il numero uno di Gazprom, Alexei Miller, ha inoltre affermato che Gazprom e la China National Petroleum Corporation "hanno firmato oggi un nuovo memorandum sulla cooperazione strategica".
Il campo energetico non è però l'unico settore di cooperazione, Putin e Xi Jinping hanno infatti siglato oltre venti accordi in settori quali l'intelligenza artificiale, l'aerospazio, la medicina, l'agricoltura, la ricerca scientifica, l'educazione e i mass media. Tra gli ambiti strategici su cui Russia e Cina si sono impegnate a collaborare ci sono anche le terre rare di cui entrambe le nazioni detengono importanti giacimenti e che sono strategiche in vari campi tra cui quello tecnologico. Xi Jinping ha poi sottolineato la necessità di accrescere la connettività del triangolo Cina, Russia Mongolia spiegando che la cooperazione trilaterale "si è sviluppata in modo costante, ottenendo risultati concreti (...), il volume degli scambi commerciali è cresciuto costantemente e la cooperazione nei settori economico-commerciale, scientifico-tecnologico, della protezione ecologica e culturale si è approfondita". Ciò significa accrescere gli investimenti nelle infrastrutture a cominciare dalle arterie di collegamento fondamentali per il commercio cinese.
Infine dovrebbe preoccupare l'Occidente il partenariato in ambito militare tra Russia e Cina, non bisogna dimenticare che l'Organizzazione per la Cooperazione di
Shanghai nasce come alleanza nell'ambito della sicurezza e, considerando l'aumento della spesa militare delle due superpotenze negli ultimi anni, occorre monitorare con attenzione come si evolverà la nuova alleanza euroasiatica.