E così, adesso, tanto per (non) cambiare ci arriva, ovviamente da ricercatori degli Stati Uniti, la prova scientifica che i papà non servono a niente e che le mamme sono tutto.
Dunque, sul Journal of epidemiology and community health è stato pubblicato uno studio basato sul monitoraggio dei comportamenti di maschi e femmine (...)
(...) da zero a trentaquattro anni. Quattrocentottantadue bebè sono stati seguiti nella loro crescita per ben trentaquattro anni, ed è emerso che i bimbi che hanno ricevuto più coccole dalla loro mamma nei primi otto mesi di vita sono cresciuti con una forte resistenza agli stress, molta sicurezza, poca ansia, scarse manifestazioni di aggressività.
Chi invece non ha ricevuto le stesse affettuose attenzioni da parte della mamma, ha dovuto fare i conti con lo stress, lansia, linsicurezza, laggressività.
Ci rallegriamo del fatto che lamore materno influisca positivamente sulla nostra vita: un po ce lo immaginavamo anche senza la ricerca americana. Non ci vuole tanta fantasia o spirito scientifico per pensare che un bambino maltrattato dalla madre cresca con qualche problema di adattamento sociale. Adesso ne abbiamo la conferma pubblicamente su una delle più importanti riviste americane: le mamme non hanno più alibi e la società - ritenuta sempre responsabile di tutte le sciagure dei singoli individui - esce assolta. E i padri? Come se non ci fossero. Assolta la società, cancellati i padri, ecco il trionfo di un mondo mammizzato.
Cè da chiedersi se nello studio pubblicato sul famoso Journal of epidemiology, i ricercatori abbiano volutamente, cioè scientificamente, escluso il monitoraggio dei comportamenti dei padri verso i figli oppure se ne siano dimenticati. In questultimo caso la ricerca non avrebbe nulla di scientifico, e quindi cè da supporre che gli studiosi delle coccole abbiano deliberatamente escluso i padri perché, evidentemente, irrilevanti nello sviluppo dei bambini. Se loro sono affettuosi, indifferenti, severi, cattivi coi loro piccoli non ha nessuna importanza per il modo in cui essi cresceranno.
È questa la valutazione di fondo che ha guidato i ricercatori nel rivolgere tutta la loro attenzione ai comportamenti delle madri e non a quelli dei padri? Se fosse questa, mi sembra unidiozia madornale. La motivazione potrebbe essere, invece, unaltra che si ispira a un politically correct - per così dire - familiare.
Le famiglie tradizionali con padre, madre e figli, che non conoscano separazioni, intrecci multipli e fantasiosi, sono ormai rare come la fortuna: negli Stati Uniti rare come due colpi di fortuna di seguito. Può diventare complicato inseguire un padre nelle sue manifestazioni affettive con un figlio quando ne ha più di uno con donne diverse, mentre la madre, almeno nei primi mesi di vita del figlio, non può che essergli accanto.
Ora, analisi scientifiche, come quelle pubblicate dal Journal sulle coccole, devono avere dei protocolli ben definiti per poter quantificare i comportamenti in esame e formulare parametri statistici. Nel nostro caso, madri e figli sono campioni molto più precisi da analizzare che non quelli in cui sono presenti padri e figli, essendo la loro relazione ovviamente più aleatoria, perché non è il papà a partorire, ad allattare, ecc. ecc.
Tutto chiaro, allora; scientificamente corretto; molto interessante. Ma inaccettabile. Presa sul serio, la ricerca pubblicata sul Journal fornisce alibi straordinari ai padri per disinteressarsi dei figli.
Ma alla ricerca non credo importi molto dare alibi al padre per disinteressarsi del figlio: piuttosto quello studio sembra volere tranquillizzare le famiglie sfasciate: decisive sono solo le coccole della madre al figlio.
E i padri? Basta che tirino fuori i soldi per il loro mantenimento. Un vero disastro, che poi è quello che generalmente succede.
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