Una stretta su giochi e scommesse per incassare 600 milioni di euro

Tra le altre ipotesi: una minitassa sulle transazioni finanziarie e una prima sforbiciata delle imposte. Pensioni rosa a 65 anni, ma dal 2029

Una stretta su giochi e scommesse  
per incassare 600 milioni di euro

Roma L’aumento dell’età pensionabile delle donne che lavorano nel privato è ancora tra le prime voci del menu della manovra, ma in versione depotenziata. Dopo l’incontro di venerdì tra i ministri economici e i sindacati, Giulio Tremonti sta cercando una soluzione che metta insieme il rigore e le ragioni delle pensionande. Quindi si sta profilando un aumento più graduale, che garantisca comunque, anche se in tempi più lunghi, gli stessi risparmi. La prima ipotesi, quella preparata dalla Ragioneria dello Stato, era l’aumento con scalini di un anno. La nuova versione sarebbe un aumento di un mese all’anno a partire dal 2015 e poi di sei mesi all’anno, a partire dal 2020.

Calcolando approssimativamente, le lavoratrici del privato arriverebbero alla parità con gli uomini a 65 anni, nel 2029. Contro l’innalzamento si è espressa in particolare la Cisl di Raffaele Bonanni, che con il ministero dell’Economia ha aperto anche un altro fronte, quello del pubblico impiego. Dopo l’incontro con Tremonti e i colleghi Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, non è uscito dal menu della manovra da 43 miliardi che sarà approvata giovedì nemmeno il nuovo blocco della contrattazione del pubblico impiego.
Tra le novità emerse nelle ultime ore, è spuntata una stretta sui giochi, una serie di misure per combattere quelli non regolari che potrebbe portare circa 5-600 milioni di euro. Nel mirino soprattutto il settore delle scommesse e i giochi con gli apparecchi di intrattenimento.

Allo studio anche una mini tassa sulle transazioni finanziarie. Secondo il Sole 24ore potrebbe essere un ritorno al vecchio «fissato bollato», il prelievo sui contratti di Borsa. La versione 2011 dovrebbe essere un’imposta che si applica in misura proporzionale a tutte le transazioni finanziarie. Confermata l’idea di arrivare a una aliquota unica sulle rendite finanziarie al 20%. L’imposta sui conti correnti, oggi al 27,5% si ridurrebbe quindi del 7,5%, mentre quella sulle altre rendite finanziarie aumenterebbe per la stessa misura.
Prende forma anche lo sfoltimento delle imposte. Tremonti sta pensando a una tassa sui servizi, che dovrebbe raggruppare almeno otto imposte. Scomparirebbero quella di registro, ipotecaria e catastale, di bollo, sulle concessioni governative, sui contratti di borsa, sulle assicurazioni e sugli intrattenimenti.
Il destino dell’Iva è invece ancora oggetto di trattativa. Di quella con i ministeri, visto che non tutti sono favorevoli ad un aumento e che il ministro Romani aveva escluso, dalla assemblea di Confcommercio, ritocchi al rialzo.

Ma anche della trattativa con i sindacati. Anche ieri ci sono stati contatti tra tecnici del governo e quelli delle organizzazioni dei lavoratori. L’ipotesi che si sta facendo strada sarebbe proprio quella avanzata da Cisl e Uil, cioè un aumento dell’Iva, limitato ai beni di lusso. Una misura che, secondo il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, potrebbe portare alle casse dello Stato più di 10 miliardi di euro.

Il pubblico impiego è nella manovra anche con il taglio di cinque punti delle retribuzioni sopra i 50mila euro.

Ieri i dirigenti della Cida, hanno definito la misura «iniqua» e «incostituzionale». Perché «andrebbe a colpire alcune categorie di dipendenti e non la generalità dei contribuenti a parità di livello di reddito», ha spiegato Giorgio Rembado, presidente della federazione.

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