Strigliata ai ribelli: «Chi protesta si deve dimettere»

nostro inviato a Telese Terme (Benevento)

Il fronte moderato dell’Unione alza il tiro: non basta che la sinistra radicale rinunci ad inviare i suoi ministri alla manifestazione del 20 ottobre, anche la sola partecipazione dei segretari di partito, sarebbe causa di rottura e potrebbe portare alla crisi di governo. È Clemente Mastella a mettere le mani avanti avvertendo che non c'è spazio per scorciatoie né paraventi, è «insostenibile» che forze di governo manifestino contro l'accordo sul welfare sottoscritto dallo stesso governo e le forze sociali. Il leader di Ceppaloni è riuscito a mobilitare su questo fronte tutti gli alleati moderati intervenuti in questi giorni alla Festa del Campanile. Anche Massimo D'Alema ed Enrico Letta, ieri hanno tuonato contro la partecipazione a quella manifestazione, con parole che preannunciano appunto una rottura nella coalizione, se non ci sarà una sostanziale marcia indietro, una rinuncia che non sia di facciata. Ma gli esponenti dell'opposizione che hanno partecipato al dibattito serale alle Terme sono scettici, non credono che il 20 ottobre porterà la crisi di governo.
Il primo a tuonare è stato proprio D'Alema, al quale non piace parlare di crisi di governo, «se non altro per scaramanzia», ma afferma che «senza dubbio se i ministri vanno ad una manifestazione antigovernativa, questo pone un problema al governo». E ha spiegato: «La sinistra estrema rischia di trovarsi in una insostenibile contraddizione, perché il cittadino che li ha eletti potrebbe legittimamente domandare: ma perché non ti dimetti? Scendere in piazza è un segno di debolezza, non di forza: vuol dire che non si è capaci di incidere. La regola è che quando si è all'opposizione si protesta, quando si è al governo si governa, non si fanno manifestazioni». Ed è vano sbandierare la formula della «sinistra di lotta e di governo», D'Alema ricorda che l'aveva inventata Togliatti, ma perché il Pci non poteva andare al governo. Appartiene al passato, i tempi sono cambiati».
Duro anche Enrico Letta: «Spero proprio che i ministri non ci siano, perché una loro partecipazione ad una manifestazione contro il governo sarebbe una contraddizione davvero ineliminabile». Il concorrente di Walter Veltroni nella corsa alla segreteria del Partito democratico, offre agli alleati della sinistra radicale una via d'uscita: «Spero che la manifestazione non si faccia e si trasformi in un convegno, in una discussione pubblica che abbia al centro gli stessi temi. Il rischio di strumentalizzazione di una manifestazione è molto alto, non solo per il governo ma anche rispetto ai fini generali». Insomma, non è soltanto una «questione politica». Ma se gli autonomi, a questa manifestazione guidata dai leader della sinistra «di lotta e di governo», prendessero la mano come alle manifestazioni «pacifiste»?
Talché Mastella non abbassa la guardia, fiero e forte, vedendo che «questa mia posizione è stata fatta propria da altri più autorevoli di me». Vuol dire «che il buon senso non è finito in cantina», dunque bisogna esser chiari. Se gli alleati di sinistra rinunciano ai ministri inviando però i segretari? «Sarebbe ancora peggio», risponde il ministro della Giustizia, «se vanno i segretari di partito resta il problema politico. Che i segretari di partito vadano a manifestare invocando la forca politica per noi e dunque in certo qual modo pure per i loro ministri, è ancora peggio, è una sorta di ipocrisia spaventosa».


Al dibattito serale partecipavano anche Giulio Tremonti e Francesco D'Onofrio. L’ex ministro dell’Economia ha concesso una battuta fulminante: «Se continuano così, non saranno i ministri ad andare in piazza, sarà la piazza ad andare sotto casa dei ministri».

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