La strigliata di Napolitano: "Il problema riguarda tutti"

Il presidente della Repubblica lancia un richiamo a Bruxelles: "Serve chiarezza sulle regole di Schengen. L'accoglienza non può essere una questione solo italiana"

La strigliata di Napolitano: "Il problema riguarda tutti"

Budapest - Profughi o clandestini, stranieri, immigrati. Accoglierli «non è un problema solo italiano ma europeo». Se c’è un uomo politico che ha sempre creduto nella possibilità di un’Europa unita, popoli diversi che compiono scelte comuni per il bene di tutti, è sicuramente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Impossibile dunque accusare Napolitano di appellarsi all’Ue per ragioni di comodo quando rivolge un rimprovero agli altri Stati membri, incapaci di trovare una «voce comune» di fronte alla crisi del nord Africa, come fa in occasione del vertice con gli altri Capi di Stato tenuto a Budapest. Ad ascoltarlo c’è anche Christian Wulff, presidente della Germania, paese che si è frettolosamente accodato alla Francia sostenendo che profughi e clandestini restano un problema italiano perché loro ne hanno già accolti troppi, arrivando così a mettere in discussione persino gli accordi di Schengen.
«Molte direttive e linee guida sono state stabilite in Europa in questi anni ma evidentemente occorre un chiarimento - dice Napolitano - c’è un emergenza che chiede di essere affrontata con precise posizioni sull’interpretazione delle regole di Schengen». Napolitano lancia un appello affinché l’Europa «parli con una voce sola sull’immigrazione e il diritto di asilo». E anche di fronte agli extracomunitari che non chiedono asilo non si può chiudere la porta: «Queste persone – dice – hanno speranza di lavoro e di una vita migliore e devono essere accolte dignitosamente. Dobbiamo dare loro risposte in base alle nostre possibilità e quando dico nostre non mi riferisco solo all’Italia perché non è un problema solo italiano ma europeo».
Quattro le sfide che attendono alla prova l’Europa indicate dal presidente della Repubblica: immigrazione e integrazione, stabilità, ritorno alla crescita e sicurezza comune. Per superarle, aggiunge, «occorre evitare meschinità nazionali e illusioni di autosufficienza». Una prima soluzione, conclude Napolitano, dovrà essere trovata in sede di Unione Europea con il consiglio dei ministri di Giustizia e degli Interni dei 27 paesi che si terrà domani in Lussemburgo.
Proseguono intanto senza sosta gli sbarchi a Lampedusa. Anche ieri, mentre il premier Silvio Berlusconi era sull’isola, hanno fatto il loro ingresso nel porto le imbarcazioni di fortuna che traghettano i disperati. Sulle carrette ancora tanti tunisini ma anche profughi eritrei o somali. Tra loro molte donne e bambini. Oltre 500 di quelli arrivati due giorni fa e partiti dalla Libia stanno per essere trasferiti con la nave San Giorgio in vari centri: 200 a Pozzallo, una cinquantina a Caltanissetta. Ci sono poi i minori non accompagnati che verranno condotti nel centro di Porto Empedocle. Altri 200 verranno smistati dalla base Loran tra Foggia e Bari.


Sarà diverso il destino invece per i 184 tunisini che dovrebbero essere rimpatriati in tempi brevi, forse addirittura domani, dopo l’accordo siglato con le autorità di Tunisi e il governo italiano che prevede il rimpatrio immediato per chi è arrivato o arriverà da Tunisi dopo il 5 aprile.

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