La studentessa violentata dai soldati: «Ho capito che volevano uccidermi»

«Ho capito che potevo morire. Quelli volevano uccidermi». Così la studentessa ventitreenne di Tivoli (Roma) si è confidata alla madre, dopo aver subito sabato scorso nel parcheggio della discoteca «Guernica» di Pizzoli (L’Aquila), una «brutale» violenza sessuale che la vede ancora ricoverata nel reparto di ginecologia del «San Salvatore» dopo aver subito un delicato intervento chirurgico. A raccontarlo è l’avvocato Enrico Maria Gallinaro che assiste la ragazza.
Dei quattro giovani, iscritti nel registro degli indagati, tre - due campani e un aquilano - sono militari volontari, di stanza al 33esimo reggimento artiglieria Acqui. Inoltre è sotto inchiesta anche una ragazza, amica di uno dei presunti stupratori. potrebbero dover rispondere di tentato omicidio.
La posizione più grave appare proprio quella del giovane soldato originario della provincia di Avellino, 21 anni bloccato, con la camicia e una mano sporche di sangue, dal gestore del locale e dai buttafuori subito dopo che era stata trovata la giovane studentessa svenuta in mezzo alla neve e insanguinata. Il militare era in macchina con i due commilitoni e con la giovane donna. E le deposizioni rese ai carabinieri dai ragazzi presentano parecchie contraddizioni e propongono circostante ritenute non vere.
In particolare, il giovane sul quale gravano i maggiori sospetti, ha prima negato e poi ammesso il rapporto sessuale, che, tuttavia - sostiene -sarebbe stato consenziente. Ancora da valutare la posizione dell’amica del cuore della studentessa, interrogata dagli investigatori, e che era andata via dalla discoteca un’ora prima.


Nel frattempo, è stata dissequestrata l’auto del giovane militare aquilano, in cui viaggiava la compagnia. Nel provvedimento si evidenzia che gli investigatori hanno terminato di rilevare le tracce - di sangue e biologiche - per ricostruire il fatto e stabilire se lo stupro sia avvenuto nell’auto.

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