Chiuse a doppia mandata. Così gli studenti delle facoltà di Giurisprudenza e Scienze politiche dell'Università di Genova trovano giornalmente le porte delle aule studio all'interno del polo didattico dell'Albergo dei Poveri, in piazza Brignole. Qualcuno ha chiuso le loro aule, quelle che il pagamento delle tasse universitarie dovrebbe garantire come sempre accessibili. A meno di venti giorni dall'inizio dei corsi, nel pieno della sessione autunnale degli esami, tra chi ha studiato e chi deve ancora ripassare, sono tanti i ragazzi che giornalmente frequentano l'Albergo, come lo chiama chi è di casa qui. Due anni passati a scontare lo stato di inagibilità e ora, l'ex istituto di ricovero, riconvertito alla meglio per ospitare i corsi universitari delle due facoltà di via Balbi 6, nonostante la chiusura e gli allarmi sicurezza ricomincerà ad ospitare le lezioni di Diritto romano, Storia delle codificazioni e qualche esame extracurriculare opzionale. Un'inagibilità che resta solo per alcune sale, tra queste l'aula magna del primo piano, chiusa effettivamente da ormai quasi due anni. Dovranno ancora aspettare fino al 2015 gli studenti che vorranno rivederla aperta.
Sulla carta i lavori di messa in sicurezza dovrebbero restituire la struttura ai ragazzi entro cinque anni. Ma la struttura è tuttora aperta e appare utilizzabile in almeno quattro delle sale al primo piano, tra cui l'aula di informatica, e anche in molte delle aule del pianterreno, che però rimangono misteriosamente chiuse. Salvo durante le lezioni, che effettivamente sono in calendario, per tutto il resto della giornata le sale sono inaccessibili. Piuttosto curioso per un edificio del quale è stata dichiarata l'inagibilità. Con le aule interdette, gli studenti non hanno un posto dove poter studiare, leggere gli appunti o ripetere le lezioni. L'unica stanza a disposizione per lo studio è quella del piano terra, subito dietro l'ingresso, prima dello scalone che porta ai piani superiori. Uno stanzino male illuminato, d'inverno quasi non riscaldato e dalle dimensioni ridicole rispetto agli spazi che offrirebbe, potenzialmente, l'Albergo.
Non ci sono più neppure i tavoli nel corridoio del primo piano, dove tra un'ora e l'altra i ragazzi rimettevano a posto gli appunti, pranzavano e studiavano tutti insieme. Un corridoio che resta agibile visto che è percorribile da chi si reca a lezione e deve attraversarlo per raggiungere le aule ma che ha visto sparire i banchi e le sedie. Chi vuole può sempre studiare in piedi. Regole strampalate come quella, fatta rispettare da ferrei bidelli, per cui non è possibile portare una sedia da una classe all'altra. Così se la lezione è affollata e i posti a sedere sono finiti non resta che prendere appunti seduti per terra. E guai a chi si azzarda a sedersi qualche minuto alla scrivania dei bidelli, anche nella più sperduta, anche se non è utilizzata. Ne sa qualcosa Jasmine, studentessa sudamericana iscritta alla facoltà di Scienze Politiche, appassionata di letteratura italiana. Lei posti per studiare ne ha pochi e allora, quando può, corre qui, all'Albergo. «Non ci vedo benissimo - spiega lei da dietro gli occhiali da vista - e per studiare mi siedo qui in fondo al corridoio, nella sala studi d'inverno fa un freddo!». Non disturba, Jasmine, e si siede da sola qui sotto la lampada in fondo al corridoio ad archi del piano terra.
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