Studenti in corteo accanto a chi alza le tasse universitarie

Studenti in corteo accanto a chi alza le tasse universitarie

(...) di Burlando e Pittaluga. Quelle che con uno scioperino che i sindacati si sono ben guardati dall’indire, avrebbero fatto saltare senza appello. Bastava fissare l’astensione dal lavoro dei dipendenti regionali in questo fine settimana, e l’aumento di bollo auto, benzina, Irpef, Irap, tasse universitarie e porto d’armi sarebbero stati cancellati come tutta la maggioranza di centro sinistra che li vuole mettere. Bastava un usciere in agitazione e non ci sarebbe stato il tempo materiale per approvare la manovra entro il 30 novembre. Cioè non se ne sarebbe fatto nulla e Burlando sarebbe anche tornato a casa a riflettere sulle bugie raccontate a proposito di un inesistente buco nei conti della Sanità, e su un prelievo fiscale che si è rivelato quindi senza giustificazioni.
Ma dov’era ieri mattina il presidente del consiglio regionale Mino Ronzitti, che dalla mezzanotte e mezza appena trascorsa è lì sulla sua poltrona a garantire «i diritti di ogni signolo consigliere» che voterà le nuove tasse? In testa al corteo. E dov’era ieri mattina il presidente della Regione Claudio Burlando? A portare la sua solidarietà ai lavoratori in sciopero e a scrivere comunicati che vaticinano come «questo clima preluda al voto politico del prossimo anno». Anche perché intanto lo sciopero mica era contro di loro o contro le loro tasse. D’altra parte gli studenti anche erano lì, a contestare il governo, mentre la Regione aumenta loro le tasse universitarie con una scelta politica chiaramente di sinistra. Ma di quelle belle manifestazioni variopinte che si vedevano dalle parti di De Ferrari quando Sandro Biasotti solo ipotizzava un ritocco dei «bollettini», neppure l’ombra. Ieri, in mancanza di un obiettivo, era più comodo prendersela con il portone del comando militare, contro il quale è stata lanciata farina bianca al grido di «assassini, assassini». Il riferimento alle bombe al fosforo usate dagli americani in Irak era puramente voluto almeno quanto lontano dall’ordine del giorno dello sciopero generale.
Andare a tirare mutande in consiglio regionale non è più di moda. Quindi non se ne farà nulla, anche se un po’ di «colore» in aula, magari da stamattina, potrebbe fermare i lavori dell’assemblea. Farebbe rifiatare un po’ gli unici consiglieri di opposizione che ancora vogliono fare opposizione. Farebbe quello che non fanno altri consiglieri eletti nel centrodestra e che cercano la mediazione per riuscire comunque ad approvare la manovra. Ma resta tutto al condizionale.

Perché ieri un gruppo di studenti e di giovani dei centri sociali si è staccato per urlare tutta la rabbia contro il precariato e gli stessi sindacati che ne sarebbero in parte responsabili. Ma erano in piazza ieri, contro il governo. Oggi contro la Regione non ci saranno.

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