Studenti disabili: è caos su chi deve pagare il servizio

Il prossimo anno scolastico i ragazzi disabili delle superiori rischiano di trovarsi senza il servizio di assistenza educativa

Il prossimo anno scolastico i ragazzi disabili delle superiori rischiano di trovarsi senza il servizio di assistenza educativa. Cioè senza gli «angeli custodi» che li aiutano durante le lezioni e le attività scolastiche e che lavorano in aggiunta agli insegnanti di sostegno. Negli uffici dell’associazione Ledha, che tutela di diritti dei disabili, piovono già le lettere di lamentela delle famiglie, allarmate. L’istituto a cui iscrivere i figli l’anno prossimo va indicato già fin d’ora ed è importante sapere se si potrà contare sul supporto educativo o no. Per uno studente disabile il dettaglio fa la differenza, eccome. Sia per lo studio sia per gestire le relazioni con gli altri compagni di classe. Sull’argomento però pende un vero e proprio giallo. Irrisolto da anni. A chi spetta pagare gli assistenti educativi? Ai Comuni o alle Province? La confusione è parecchia e le pieghe della burocrazia non aiutano a dipanare la matassa.
«Il rimpallo di responsabilità - denuncia Fulvio Santagostini, presidente Ledha, che ha da poco incontrato l’assessore all’Educazione Maria Grazia Guida - va avanti da tempo. La causa di questo problema è una differente interpretazione della norma nazionale, che viene enfatizzata, a nostro avviso, per un semplice problema di risorse».
Le Province continuano a dire che non spetta a loro coprire la spesa. Forse hanno ragione ma l’Anci dal canto suo sta cercando di capire i risvolti normativi e nei mesi scorsi ha spronato i Comuni a smettere di pagare poiché l’assistenza educativa non è di loro competenza. Paradossalmente infatti i Comuni potrebbero pure incappare in un richiamo della Corte dei conti per aver sostenuto un costo che non dovevano accollarsi. Intanto le famiglie dei ragazzi disabili che hanno fatto causa alle Province di riferimento per il mancato servizio hanno vinto le cause. Che significa? Non è affatto chiaro. Già, perché nel frattempo gli avvocati della Regione Lombardia scagionano le Province e sostengono che il compito spetti invece ai Comuni. Un vero rompicapo. «Alle Province - spiega l’assessore provinciale alla Famiglia, Massimo Pagani - tocca solo l’aspetto organizzativo e quello relativo al trasporto dei ragazzi. Sull’assistenza educativa è in corso la definizione delle competenze, ma il vero attore mancante è lo Stato onnivoro, che taglia le risorse».
Per evitare che il mistero dell’assistenza educativa rimanga irrisolto fino all’inizio del prossimo anno scolastico, la Ledha ha scritto una lettera a tutti gli interessati chiedendo un nuovo (e definitivo) momento di confronto, senza perdere altro tempo.
Intanto il Comune di Milano (competenza sì o competenza no) ha garantito anche per l’anno prossimo i fondi per gli educatori.

Già quest’anno a Milano sono stati assistiti 254 ragazzi disabile alle scuole superiori, distribuiti in 46 istituti, con un investimento di 618mila euro per il sostegno educativo e con una spesa di circa 6mila euro per attrezzature e materiali di supporto.

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