Giacomo Susca
La ragazza della terza D, media «Colasanzio» di via Gozzadini (San Siro), consigliere comunale per un giorno, accende il microfono nella sala consiliare di Palazzo Marino. La voce non le trema: «Praticamente ogni giorno nel tragitto da casa a scuola io e le mie amiche subiamo aggressioni, fisiche e morali, da bande di coetanei che usano la prepotenza per privarci di orologi e cellulari, o anche soltanto di pochi spiccioli. L'amministrazione faccia qualcosa per aiutarci». Il tema della violenza giovanile, del «bullismo», irrompe durante il question time organizzato nella sala del Consiglio Comunale - aperta ai «delegati» degli oltre 400 istituti milanesi - dall'assessorato alla Scuola e Politiche sociali, proprio in occasione della giornata mondiale dell'infanzia. Prendono la parola i ragazzi di un istituto di zona 4, tra Ponte Lambro e Parco Forlanini. Di nuovo parlano di bullismo, furti negli zaini in classe, anzi di baby gang. Adolescenti che picchiano altri adolescenti solo per mostrarsi più «grandi e rispettati» degli altri. Sono le ragazze, soprattutto, ad essere bersaglio delle «attenzioni» dei maschietti o degli adulti. Una di loro, capelli neri e occhi svegli, non scherza affatto. Denuncia testualmente «casi di pedofilia e di abusi sessuali». Una frase che scuote l'assemblea. In sala è un vociare indignato, mentre le maestre sembrano interrogarsi con lo sguardo. «Dove eravamo? Possibile che non ce siamo accorte?». L'assessore Mariolina Moioli ascolta con visibile preoccupazione l'ennesimo grido d'allarme e poi risponde: «Di fronte a fatti così gravi è il tessuto sociale intero a essere chiamato in causa. A cominciare dalla famiglia, che a volte è la prima assente. Ritengo che sia sbagliato addossare tutte le responsabilità alla scuola e a chi lavora per migliorarla. Per quanto riguarda le istituzioni - continua la Moioli - il loro compito è raccogliere le segnalazioni delle vittime e mettere in atto strategie concrete di intervento. Senza prescindere dalle forze dell'ordine, che vanno sempre e comunque allertate. Il Comune ha messo a vostra disposizione un numero verde e un indirizzo di posta elettronica. Perciò: ragazzi, scrivetemi! Solo così potremo creare una rete di salvataggio». La promessa è l'impegno al monitoraggio delle situazioni più a rischio con l'ausilio della Commissione infanzia e educazione, presieduta da Paolo Massari. Una task force di cui ci sarà, evidentemente, bisogno, a giudicare dal tenore dei successivi interventi.
Duecentocinquanta giovani speranze incalzano Giunta e consiglieri a trovare soluzioni per i piccoli e grandi disagi di tutti i giorni. Il soffitto dell'aula perde, i marciapiedi sporchi e zeppi di barriere architettoniche, la palestra che non c'è, riuscire a coinvolgere nei giochi anche il compagno straniero, ridurre i costi dei libri perché ci sono genitori che si indebitano per far studiare i propri figli. E poi l'emergenza inquinamento, attualissima. Una bambina è convinta: «è meglio andare a scuola in bici che con l'auto di papà, ma come si fa se, per farlo, bisogna attraversare un sottopassaggio pieno di immondizia e siringhe?». Un suo compagno ricorda il degrado in cui versano i giardini di via Salomone, ormai meta abituale di incontro per clandestini capaci di «alzare le mani sui bambini che chiedono di giocare sul campetto occupato da loro». Manfredi Palmieri, presidente del Consiglio comunale, sottolinea l'utilità dell'iniziativa e assicura che Palazzo Marino si aprirà spesso ai cittadini più piccoli, che sono i pubblici decisori di domani.
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