STUDIO ALLA BICOCCA

La vera rivoluzione gli studenti universitari hanno cominciato a farla da un pezzo: hanno abbandonato i media come li conosciamo, anche quelli digitali. Leggono meno di cinque libri all'anno, guardano la televisione meno di cinque ore alla settimana e ascoltano la radio per meno di tre ore. E hanno «ridotto» il loro consumo culturale praticamente a un solo medium: internet. Ma usandolo in quantità così massicce che nemmeno la nostra più fervida immaginazione digitale avrebbe potuto arrivarci, almeno secondo la ricerca - eseguita su un campione di 1300 studenti - elaborata dall'Osservatorio Nuovi Media dell'Università degli Studi Bicocca (www.numediabios.eu). I risultati del lavoro, coordinato dal professor Paolo Ferri, sono eloquenti: il 35% degli studenti si connettono per oltre 10 ore alla settimana e il 44% per oltre 5 ore: «Significa che, visto che sono tutti frequentanti, quando non sono in università sono attaccati alla rete» spiega Ferri. Di questi utenti, tutti tra i 18 e i 24 anni, l'80% usa messenger, il 45% ha un blog e il 75% legge i blog degli altri: ormai per loro l'email è obsoleta, così come i quotidiani on line. «Privilegiano la comunicazione tra pari e la connessione al gruppo senza soluzione di continuità - prosegue Ferri -. Questa è la vera e propria transizione: fino a un anno e mezzo fa la rete serviva per autorappresentarsi, mentre ora gli studenti vanno in cerca di informazioni e se le passano tra loro». Resta da vedere se questa «dieta» significhi anche che il livello medio di cultura si va abbassando.

Secondo la parte qualitativa della ricerca parrebbe di no: gli studenti più interattivi sono anche quelli che leggono di più, quindi nei casi più avanzati internet si presenterebbe come una specie di rinforzo al consumo culturale tradizionale. «La scrittura ad esempio ha avuto una rinascita - aggiunge Ferri -. Grazie ai blog, a messenger, alle mail. Se scrivano meglio o peggio di un tempo non lo sappiamo, ma almeno scrivono».

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