Ci mancava solo lui, Fidel. «Obama è più intelligente di McCain, io di certo faccio il tifo per lui». E fa pure lo spiritoso: «In America c’è un profondo razzismo, la mente di milioni di bianchi non accetta l’idea che una persona di colore occupi la Casa Bianca. Che non a caso si chiama Bianca... ». Il líder maximo scrive la sua sulle elezioni americane sul proprio sito web e senza volerlo, o forse sì, castra mica poco il suo nuovo pupillo: «È un vero miracolo che non sia stato assassinato come Martin Luther King o Malcolm X - la gufata di Fidel -. L’unica cosa in cui McCain abbonda sono gli anni, 72, e anche la sua salute non è affatto sicura». Cioè, senti chi parla.
Diciamocela tutta, Obama di tanto affetto avrebbe fatto volentieri a meno e non si aspettava certo che l’ultimo colpo basso della campagna dopo settimane di veleni arrivasse dall’Avana. Certo lui non è tipo che si tira indietro. Poche ore prima ci si era messo un suo fedelissimo John Lewis, deputato afroamericano della Georgia, a menare fendenti: «McCain e la Palin stanno seminando odio come fece il leader razzista George Wallace». Cioè quello che Martin Luther King una volta definì «il simbolo del Male in persona». E per non lasciare spazio a equivoci: «Wallace non lancio mai una bomba, né mai sparò, ma creò il clima che incoraggiò i vili attacchi contro cittadini innocenti che portarono all’omicidio di quattro bambine in Alabama». «Prenda immediatamente le distanze da questi commenti scioccanti, inaccettabili e oltraggiosi» si è fatto subito sentire McCain. Ok, ha risposto Obama, per voce del suo portavoce Bill Burton ma Lewis «è nel giusto quando condanna certa retorica piena d’odio». Che è come dargli ragione dandogli torto.
Comunque sia tra cazzotti e schiaffoni gira anche qualche carezza.
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