«Chiamami quando vuoi». Tre parole che graffiano più delle unghie e feriscono almeno quanto i pugni, che le hanno devastato il volto prima dello stupro. Una frase che una giovane donna di Cagliari difficilmente riuscirà a dimenticare, perché l’uomo che l’ha pronunciata non è un qualunque amico o un corteggiatore, ma il bruto che l’ha violentata.
Il fattaccio è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, in pieno centro storico. La vittima, trent’anni, aveva passato una piacevole serata in discoteca, in compagnia di alcuni amici. Aveva ballato, cantato e si era divertita con la sua comitiva. Verso le 4.30, poi, aveva salutato tutti ed era uscita per tornare a casa. Ma non si è resa conto che qualcuno la stava seguendo, probabilmente già da diverso tempo, forse proprio dall’uscita del locale. Se n’è accorta quanto, giunta in un vicolo isolato di via XX Settembre, in centro: lo sconosciuto le è piombato alle spalle, afferrandola per il giubbotto. Poi, l’ha colpita con due colpi in faccia, facendola prima barcollare, poi cadere.
A quel punto il bruto è riuscito a immobilizzarla del tutto e la donna non ha potuto divincolarsi dalla presa. A nulla sono valse le lacrime, le suppliche e le grida della poveretta, che chiedeva aiuto, sperando che qualcuno si trovasse per caso a passare da quelle parti. La belva l’ha violentata, approfittando di quel vicolo buio e del fatto che a quell’ora per strada non c’era nessuno. Poi, non contento, tanto folle quanto tronfio per l’«impresa», le ha scagliato addosso un foglietto, sul quale aveva trascritto il suo numero di telefono. «Chiamami quando vuoi», ha aggiunto, prima di scomparire.
La trentenne si è fatta medicare al pronto soccorso, dove i medici hanno constatato le violenze subite. Poche ore più tardi, poi, ha trovato il coraggio di raccontare questa terribile storia ai familiari, che l’hanno convinta a sporgere denuncia ai carabinieri di Cagliari. Per i militari catturare quel balordo è stato semplice. Attraverso l’utenza telefonica, infatti, sono immediatamente risaliti a Giancarlo Porcu, trentotto anni, di Sant’Elia. Successivamente la sua foto è stata riconosciuta anche dalla vittima, che lo ha identificato senza esitazioni.
Davanti ai militari Porcu si sarebbe subito giustificato, sostenendo che non c’era stato alcuna violenza, perché la vittima era consenziente. Ma la sua versione non ha convinto gli investigatori, perché in passato il soggetto era già stato condannato per altri due casi di violenza sessuale e attualmente risulta sottoposto a regime di sorveglianza fino al 2015. Così Porcu è finito in manette ed è stato rinchiuso nel carcere di Buoncammino.
Purtroppo in Italia il numero degli stupri resta drammaticamente alto. E i dati dell’Istat evidenziano che nel Paese quasi un terzo della popolazione femminile, tra i 16 e i 70 anni, è stata vittima di violenza, almeno una volta nella vita e che un milione e 400mila donne hanno subito violenza sessuale e fisica prima dei 16 anni in famiglia.
La cronaca, purtroppo, conferma questi dati allarmanti. A Roma una settimana fa un pedofilo bosniaco di 50 anni è stato arrestato dopo avere per lungo tempo violentato una ragazzina di 13 anni, che aveva conosciuto in chat.
A Rapallo, invece, il
1 gennaio un sudamericano di 25 anni ha minacciato eppoi costretto una ragazza a subire rapporti sessuali addirittura su un treno Intercity, che era partito da Chiavari. Anche in questo caso la vittima aveva solo 17 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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