Roma - I test del dna non combaciano con i campioni prelevati ai due arrestati, i romeni Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz, per lo stupro compiuto su una 15enne due settimane fa al parco della Caffarella, a Roma. Lo dicono fonti legali e lo confermano fonti investigative, che ricordano però come ci siano altri dati di indagine a supporto dell’arresto, oltre alla confessione piena fornita da Loyos, la notte dell’arresto, fra il 17 e il 18 febbraio. Ma la procura avverte: "Per avere i risultati definitivi dei test del dna bisognerà attendere ancora qualche giorno, in quanto dovrebbero arrivare entro il fine settimana".
Vertice in questura Il punto della situazione sulle indagini riguardanti lo stupro della Caffarella è stato fatto dal procuratore della Repubblica Giovanni Ferrara con il questore Giuseppe Caruso, alla presenza del pm Vincenzo Barba e del capo della squadra mobile Vittorio Rizzi. All'uscita il comunicato difende il lavoro degli investigatori: "Preme sottolineare come tutta l’attività investigativa sia stata orientata alla ricostruzione di quanto accaduto e dalla ricerca della verità. Sono stati infatti gli stessi organi inquirenti ad accogliere, doverosamente, tanto gli elementi a sostegno delle ipotesi accusatorie che quelli favorevoli agli indagati nel pieno rispetto delle regole processuali".
"Accuse confermate" "L’impianto accusatorio originale non cambia di una virgola. Lo posso dire d’intesa con il procuratore capo, il sostituto procuratore Barba e il capo della mobile. Da quanto abbiamo inteso nell’incontro che si è tenuto questo pomeriggio, la procura non farà non un passo indietro, ma nemmeno un centimetro indietro quando lunedì si terrà il riesame". Lo ha affermato il questore di Roma, Giuseppe Caruso, in merito alla vicenda dello stupro della Caffarella. "Siamo stati noi a richiedere il dna perché noi per primi vogliamo trasparenza e siamo stati noi a prelevare la saliva al più giovane dei due rumeni fermati subito dopo la sua confessione - prosegue il questore -. Pur ammettendo che il dna è la prova regina crediamo ancora nella bontà di tutto l’apparato accusatorio".
Test negativi Le tracce biologiche rilevate sui reperti recuperati nel parco della Caffarella, dalla saliva sui mozziconi di sigarette ai fazzolettini usati dai due violentatori dopo lo stupro, non apparterrebbero ai due romeni arrestati. I profili genetici ricostruiti sarebbero di altre due persone, probabilmente romeni. L’analisi del cromosoma Y estratto dal dna avrebbe dato infatti indicazioni circa l’etnia dei due stupratori. I profili ricostruiti non coinciderebbero con quelli presenti nelle banche dati. Lunedì prossimo per Alexandru Isztoika Loyos e Karol Racz ci sarà il verdetto del tribunale del Riesame. E prima di allora la procura conta di avere i test completi. Senza contare la confessione (completa) fornita da Loyos.
Cade la pista del terzo uomo Non si cerca un terzo uomo. Il palazzo di Giustizia conferma che inizialmente la ragazzina aggredita e violentata descrisse, come aggressore, un uomo diverso dai due attualmente in carcere, indicandone varie caratteristiche fisiche. Gli accertamenti svolti dagli investigatori hanno escluso che la persona inizialmente indicata dalla ragazzina si trovasse quella sera in Italia. Di conseguenza per il momento la pista è stata abbandonata. Per quanto riguarda Racz, a indicare il suo nome è stato proprio il presunto complice. E Racz nel corso del primo interrogatorio ha smentito, indicando anche testimoni, di aver partecipato la sera di San Valentino allo stupro.
Gli esami ancora da fare Per quanto riguarda gli altri sviluppi dell’indagine è stato confermato che gli accertamenti tecnico-scientifici sono stati parziali soltanto perché hanno riguardato una parte dei reperti raccolti dopo l’aggressione. Il resto del materiale che gli investigatori hanno messo a disposizione dalla polizia scientifica sono ancora allo studio e comunque i risultati saranno al più presto nelle mani del pubblico ministero Vincenzo Barba. Poi, i risultati verranno messi a disposizione del tribunale del Riesame, che lunedì dovrà esaminare le istanze con le quali i difensori dei due romeni attualmente in carcere, gli avvocati Giancarlo Di Rosa e Lorenzo La Marca, hanno chiesto la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare sostenendo che i due sono estranei all’aggressione.
Alemanno: "No giustizia sommaria" "Mi auguro che la magistratura e gli inquirenti lavorino il meglio possibile. Non dobbiamo fare giustizia sommaria, ma trovare i responsabili, quelli poi devono pagare fino in fondo". Lo ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno.
"Ho parlato più volte - ha precisato - con il questore che sta facendo il massimo possibile per assicurare alla giustizia i colpevoli, ma ovviamente bisogna consegnare alla giustizia i colpevoli e non gli innocenti, poi quei colpevoli non devono essere scarcerati".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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