Uno stupro tra le mura scolastiche sarebbe, già di per sé, un fatto gravissimo. Ma uno stupro in classe - davanti a decine di compagni e con linsegnante in aula che fa lezione - è un qualcosa per cui non riusciamo proprio a trovare un aggettivo appropriato. Qui, infatti, siamo fuori da qualsiasi logica. Eppure, nella scuola media statale «Gabriele DAnnunzio» di Salò (Brescia), le cose sarebbero andate proprio così. Letà dei protagonisti mette i brividi: 14 e 15 anni i due violentatori, 12 anni la vittima. Gli studenti sono ora agli arresti domiciliari, la ragazzina è sotto choc, un terzo ragazzo che ha meno di 14 anni è stato segnalato ai servizi sociali. Ce ne sarebbe già per mettersi le mani nei capelli, ma non è finita qui: «Altri 12 compagni di classe sarebbero coinvolti - spiegano i carabinieri - in quanto si sarebbero posizionati in modo da nascondere allinsegnante quanto stava avvenendo, ma sono tutti detà inferiore ai 14 anni, quindi non imputabili. Linsegnante, da parte sua, ha dichiarato di non essersi accorto di nulla». Pazzesco.
Comè venuta fuori, allora, la verità? Prima alcune confidenze, poi le voci che girano e infine un tema, sullInferno di Dante, in cui alcuni studenti hanno «confessato» laccaduto. Lepisodio risale al 20 febbraio e ha avuto luogo durante la lezione di Francese. La vittima sarebbe stata costretta ad abbassarsi con uno stratagemma - le penne gettate ripetutamente a terra - quindi si sarebbe trovata di fronte i compagni (tutti con precedenti di bullismo, furti ed estorsioni a scuola) con i pantaloni abbassati. Un paio di amiche, intervenute per aiutarla, sarebbero state allontanate con le minacce. A interrompere la violenza, durata circa mezzora, solo il suono della campanella. Il professore ai carabinieri ha raccontato di «non essersi accorto di nulla, in quanto impegnato in una interrogazione». I militari sono stati contattati dalla famiglia della dodicenne destinataria di un provvedimento di sospensione insieme ai tre baby violentatori e allo stesso professore «distratto».
Ladolescente dopo lepisodio ha infatti scritto una lettera disperata alla madre chiedendole di cambiare scuola per essere stata costretta a fare cose di cui si vergognava, senza però confessare. La voce però ha preso a girare tra i corridoi della scuola: una compagna della vittima si sarebbe confidata con un professore che ha quindi avvertito la dirigente scolastica. Alla classe è stato allora sottoposto un tema incentrato su alcune terzine del Terzo canto dellInferno di Dante («Ed elli a me, come persona accorta: Qui si convien lasciare ogne sospetto; ogne viltà convien che qui sia morta...»), con lesplicito invito a ripercorrere quanto successo. Un invito raccolto che ha spinto la preside a decretare le sospensioni, ma non a chiamare i carabinieri; «Dai temi non era emersa la violenza sessuale, mi sembra daver capito che si sia trattato di un gioco al rialzo che è sfociato in quei comportamenti», si è difeso il capo distituto. Un comportamento che ora potrebbe farla finire nei guai per omessa denuncia di reato.
«È innegabile lo stato di emergenza nelle scuole italiane - afferma il presidente dellOsservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale -. La vicenda della media di Salò rappresenta la punta di un iceberg. I tre ragazzini che hanno stuprato la dodicenne, i dodici compagni che hanno fatto da barriera per impedire che il prof vedesse e il docente che non si accorge di quanto sta accadendo, costituiscono un quadro dinsieme paradossale, emblematico di unistituzione incapace di educare e di attestare la propria autorevolezza».
Intanto a muoversi è stato personalmente il ministro della Pubblica istruzione, Mariastella Gelmini: «Fatti gravissimi.
Leggerlo - rimanendo calmi - non sarà facile.
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