Roma - Mille «like» all’ora è un ritmo difficile da raggiungere anche per le pagine dei marchi più amati, tipo quello della Nutella. Nemmeno le popstar globali alla Lady Gaga possono vantare tanti nuovi seguaci su Facebook in un tempo così breve. Invece l’autore di «I segreti della casta di Montecitorio» - pagina messa online ieri sul più popolare social network del pianeta - non ha fatto nessuno sforzo per raggiungere vette che farebbero sognare ogni esperto di social media marketing. Evidentemente non c’è popolarità che possa competere con l’impopolarità dei politici italiani, soprattutto a un giorno dal blitz dei senatori sulla manovra, che ha attenuato l’unico taglio del decreto che non aveva suscitato nessun allarme sociale, quello allo stipendio dei parlamentari.
L’autore è un ex dipendente della Camera, «licenziato dopo 15 anni di precariato in quel palazzo», del quale ha deciso di svelare, un po’ alla volta, i segreti. La risposta non si è fatta attendere ed è stata oltre ogni aspettativa. Dopo cinque ore i seguaci erano più di 5mila e continuavano a crescere.
Tutti a leggere le storie che l’anonimo ha cominciato a postare (cioè inserire nella pagina internet) a partire dal pomeriggio. Ha iniziato con l’agenzia di viaggio di Montecitorio, raccontando di essere andato dal «funzionario parlamentare adibito all’agenzia (7mila euro al mese)» per fare un biglietto al «deputato-padrone» e di avere scoperto che «non solo si fanno i viaggi gratis, ma con quei viaggi accumulano punti su punti» con i programmi fedeltà «che poi utilizzano per far viaggiare gratis anche mogli, amici e parenti sui voli Alitalia». In un altro spiega il «segreto» per farsi assegnare l’auto blu, che consisterebbe nel farsi mandare una lettera minatoria.
Ogni tanto crea suspence annunciando «indiscrezioni e segreti che nessuno osa far uscire fuori dal Parlamento italiano. Troverete tutto qui. Datemi un po’ di tempo». Poi spara un’altra bordata, scegliendo un altro di quei «servizi» anacronistici che la Camera offre agli eletti e che non possono che fare infuriare i cittadini. «I nove barbieri che lavorano nella barberia di Montecitorio, guadagnando 11mila euro al mese sudati tagliando in media 2 o 3 cape gloriose al giorno». Poi insinua sulla loro assunzione: «Come mai parlano tutti lo stesso accento? E come mai è lo stesso accento dell’allora presidente della Camera che li assunse attraverso un bel concorso pubblico trasparente come i suoi capelli? Chi era costui?». Alla prossima spuntata. Come Wikileaks, ma contro un obiettivo più circoscritto e che, se non fosse la classe dirigente di una potenza, bisognerebbe considerare vulnerabile come la Croce Rossa.
Alcune rivelazioni sono da codice penale. «I poliziotti di servizio presso l’ufficio di polizia all’interno di Palazzo Montecitorio ci sono ormai abituati. Ogni giorno c’è sempre un deputato che denuncia il furto del suo costosissimo computer portatile, così come non disdegnano alcune giovani deputate dal denunciare il furto della propria pelliccia di valore. Ma perché i deputati dovrebbero denunciare furti a Montecitorio? Semplicemente perché c’è una polizza assicurativa che copre qualsiasi furto di qualsiasi entità che avviene all’interno della Camera».
Alcuni sono fatti noti, che i giornali scrivono da tempo, altre insinuazioni difficili da dimostrare. La notizia, se si vuole, è che nel tempo in cui è stato scritto questo articolo altre 2mila persone hanno dato il loro «like» contro una classe politica che sembra non accorgersi di niente.
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