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"Su Repubblica non posso più stare a guardare"

La causa al quotidiano prima mossa del premier per passare al contrattacco. Sceglie la via del silenzio: nessuna dichiarazione ufficiale. Ma sul Vaticano si dice sereno: in quindici anni ho fatto molto per la Chiesa. 

"Su Repubblica non posso più stare a guardare"

Roma - Nel giorno che segue il grande gelo tra Palazzo Chigi e la Santa Sede Silvio Berlusconi sceglie la via del silenzio, forse in attesa che la polvere inizi a posarsi. Così, non una parola quando prima delle dieci di mattina lascia Palazzo Grazioli con destinazione Arcore, ancora una volta preferita al ritiro sardo di Porto Rotondo. Umberto Bossi lo racconta «incazzato nero perché gliene hanno fatte troppe», mentre chi lo sente durante la giornata parla di un Cavaliere di buon umore e piuttosto tranquillo. Consapevole che con il tempo - e soprattutto grazie agli uffici di Gianni Letta - tutto si sistemerà. D’altra parte, giorni fa è stato Francesco Cossiga a puntare in qualche modo il dito contro la Cei, spiegando che in regime concordatario la Chiesa è rappresentata dalla segreteria di Stato. Cioè da Tarcisio Bertone, massima autorità politica del Vaticano. E non tanto - era il non detto dell’ex presidente della Repubblica - dalla Conferenza episcopale. Che ieri, per bocca del presidente Angelo Bagnasco, è tornata a difendere con forza il direttore di Avvenire Dino Boffo («contro di lui un attacco grave e disgustoso»).
Berlusconi, insomma, è convinto che il caso rientrerà. Perché - è cosa nota - segreteria di Stato e Cei hanno da tempo visioni diverse, come dimostrano anche le posizioni divergenti di Avvenire e Osservatore romano sulle presunte feste e festini di Palazzo Grazioli. Con il primo a fare la morale quasi tutti i giorni e il secondo a puntualizzare che la Chiesa «non condanna» ma «cura le coscienze». Ma anche perché - confida il premier a un suo collaboratore - in questi quindici anni di politica «credo di aver fatto davvero molto per la Chiesa». E tanti sono i fronti aperti di qui ai prossimi mesi, dal testamento biologico alla Ru486. Non è un caso che dal Meeting di Cl il presidente del Senato Renato Schifani abbia lanciato eloquenti messaggi di vicinanza. È per tutte queste ragioni che il Cavaliere ha chiesto ai suoi - parlamentari ma anche ministri - di evitare di farsi coinvolgere nella polemica pro o contro la Cei, tanto che ancora ieri Paolo Boniauti predicava «prudenza, prudenza e prudenza» nelle tante telefonate con deputati e senatori.

Di certo c’è che il rientro dalla pausa estiva si porta dietro un Berlusconi non più sulla difensiva. Un cambio di passo certificato dall’uno-due su Tendenza Veronica prima e sulla Repubblica e i giornali stranieri poi. La diffida di Niccolò Ghedini a tutti i media che avessero intenzione di riprendere brani del libro di Maria Latella è stata infatti durissima. Così come la causa civile contro La Repubblica, con tanto di richiesta di risarcimento danni per un milione di euro. Il segno, insomma, che il premier ha deciso di mettere da parte almeno per il momento i consigli delle cosiddette colombe e di affondare anche lui i colpi. Perché, spiegava qualche giorno fa a un ministro puntando il dito contro i «proprietari della morale», «non posso più stare a guardare». Che poi ci sia stata la sollevazione e l’indignazione di tutti a difesa di Repubblica il Cavaliere l’aveva messo in conto. «Che ti aspettavi», è la salomonica risposta a chi gli fa notare che querelare un giornale non è mica un reato. Un’accelerazione, spiega il vicecapogruppo del Pdl alla Camera Osvaldo Napoli, la cui responsabilità «va attribuita a chi ha voluto esagerare». Anche perché, ragiona il deputato Giorgio Stracquadanio, «quattro mesi ad aspettare che i detrattori ritrovassero il senso della misura non sono serviti a nulla».

La giornata, insomma, il Cavaliere l’ha passata a Villa San Martino tra gli strascichi del grande gelo di venerdì e il dossier libico. A sera, invece, puntata a San Siro per il derby Milan-Inter con tanto di chiacchierata prepartita con Ronaldinho. La partenza per Tripoli, invece, è in programma per questa mattina. Un rendez-vous di poche ore per festeggiare il primo anniversario del Trattato di amicizia tra Italia e Libia con cui si è chiuso il lungo contenzioso coloniale. E per posare la prima pietra dell’autostrada costiera simbolo del risarcimento italiano.

Il primo settembre, giorno in cui a Tripoli si festeggerà l’anniversario della rivoluzione libica, Berlusconi sarà invece a Danzica per le celebrazioni del settantesimo anniversario dello scoppio della seconda guerra mondiale.

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