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«Su Villas Boas soltanto voci E Cambiasso...»

Come un pavesino. Così il Novara ha usato Emiliano Mondonico, lo ha inzuppato nella tazza fumante finché è servito a scaldare il cuore e riempire la pancia dei tifosi, poi ha aperto il cestino dei rifiuti e ha gettato via il biscotto sbriciolato. Ritorna al lavoro Tesser, quello licenziato per incapacità, cinque righe di comunicato metallico con le frasi da repertorio necessarie per lavarsi la coscienza e il gioco è fatto. È finita la mozione degli affetti, si è conclusa l’avventura nostalgica di Mondo, fuori da questo calcio così educato e rispettoso, in verità perfido e villano.
Sei partite, una vittoria a San Siro contro l’Inter, due pareggi e tre sconfitte, per il presidente del Novara calcio, Accornero Carlo, sono bastate per smentire se stesso e chi gli aveva suggerito la scelta. La sana provincia è una balla inventata da chi non altri argomenti da approfondire e illustrare, la sana provincia è la stessa che tra qualche giorno, come già accaduto in passato prossimo e remoto, ha mostrato corruzione e scandali, partite comprate e vendute.
Mondonico è stato usato alla bisogna, il club piemontese ha avuto il suo momento di celebrità, è servito a far dimenticare la classifica e gli errori della campagna acquisti (è stato licenziato anche il direttore sportivo Pederzoli), ha illuso i romantici che hanno, abbiamo, creduto a un altro modo di intendere e di vivere questo sport così bello e così maledetto. Non si è sbagliato Accornero, ci siamo sbagliati noi a cadere nella trappola della nostalgia e delle figurine d’infanzia invece di tenere gli occhi e il cervello aperti e lucidi.
Il football non ha spazio e tempo per i Mondonico, per i Juan o i Diakitè, il football oggi è diventato una trappola, un’isola di sabbie mobili, l’incantesimo finisce davanti a una botola che si apre improvvisamente e sprigiona aria maleodorante.
Mondonico diventa davvero il caso-Mondonico, stazione di arrivo di un calcio che non esiste più. Ma non perché il tecnico lombardo sia vittima o martire, il suo esonero si aggiunge a quello di altri, quattordici in questa stagione, mille e più di mille nel secolo, ma per il modo con il quale è stato maneggiato, venduto, offerto al pubblico e alla stampa.
Ma guarda che bravi quelli del Novara, abbiamo pensato, regalano la grande occasione a un uomo che ha vissuto un dramma vero, che ha sofferto ma è uscito dal buio e dal silenzio della paura, a un professionista che conosce il profondo e serio significato del sostantivo «salvezza» e dunque lo trasmetterà a un gruppo di ragazzi che corrono per soldi e per gloria. Questo sì che è calcio, questa è l’isola del tesoro, viva la provincia. Hanno incollato il manifesto e distribuito i volantini, la propaganda ha avuto effetti clamorosi con la vittoria sull’Inter, risultato già ottenuto dal predecessore e che era costata, guarda un po’ le combinazioni, il posto di lavoro all’interista Gasperini, ma l’effetto da telenovela strappalacrime è durato il tempo necessario per tornare al film porno che tutti conosciamo. «L’interruzione del rapporto professionale» del comunicato che annuncia l’esonero, è una formula così secca e così arida che ha avuto bisogno del conforto delle parole successive: «…la decisione è maturata a seguito di un aperto dialogo tra le parti. Il Club novarese ringrazia sinceramente Emiliano Mondonico per l’impegno profuso durante la sua permanenza in azzurro…».
Accornero e il Novara hanno perso una grande occasione: quella di affiancare Tesser a Mondonico, una coppia inedita e unica per il calcio italiano, cosiddetto moderno (Rocco e Viani, Rocco e Liedholm nel passato) ma sarebbe stato troppo bello, troppo innovativo, troppo logico, troppo intelligente. Meglio interrompere, meglio licenziare, non c’è nulla di più precario del posto fisso nel football. La decisione presa fa parte delle piccole cose di un piccolo mondo che presume di essere grande.
Emiliano Mondonico venerdì compirà sessantacinque anni.

Il suo passato è certo, il suo presente anche, il futuro non dipenderà da un calcio d’angolo ma dalla sua coscienza. È una grande fortuna, vale uno scudetto.
Lo slogan del Novara dice «Una passione che viene da lontano». Penso che là sia rimasta.

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