Dalla sua elezione, Nicolas Sarkozy è stato molto attivo sulla scena internazionale, sia come leader francese sia come presidente di turno dellUnione europea, e come aveva annunciato in un discorso nel febbraio 2007, prima del voto presidenziale, anche la sua politica estera mostra una «rupture» con le tradizioni golliste della Francia. Soprattutto per quanto riguarda il rapporto con Washington, come spiega al Giornale il giornalista e storico francese Alexandre Adler.
Sarkozy questestate è molto attivo a livello internazionale, a cosa stiamo assistendo?
«Tra i viaggi in Russia e in Siria cè differenza. La visita a Damasco è il ringraziamento per la presenza del leader siriano Bashar el Assad a luglio a Parigi allinaugurazione dellUnione per il Mediterraneo. La Francia ha capito che la Siria è soggetta a mutamenti interni, che i negoziati indiretti tra Israele e Siria potrebbero portare a un cambiamento, e che se lIran perdesse lappoggio dellalleato perderebbe latteggiamento aggressivo sul nucleare».
E per la Russia?
«LUnione europea sta scoprendo quello che la Francia ha scoperto già da un anno con il suo presidente: lattivismo personale è meglio dellaffidarsi agli ambasciatori. È stata la tattica di Giovanni Paolo II e di Henry Kissinger, che si fidavano delle proprie capacità di mediazione. Per Sarkozy è un po diverso: lui è un grande avvocato di professione, che va in tribunale ogni volta a difendere il proprio cliente».
La politica estera francese è cambiata nei concetti?
«Sì, soprattutto nei rapporti transatlantici cè stata una forte rottura rispetto alla posizione gollista. Questo va in parallelo con latteggiamento in Medio Oriente: apertura con alcuni Stati arabi e grande appoggio a Israele. Avendo Sarkozy prevalso sulla rottura transatlantica può parlare con siriani e russi senza dare limpressione demarginare Washington: abbandonando lanti-americanismo francese può permettersi colpi più audaci».
Non cè dunque competizione con Washington?
«No, il suo non è un attivismo che ruba la scena agli Stati Uniti, al contrario vuole appoggiarli dando allUe il ruolo che le conviene, tentando di rappresentare posizioni di mediazione».
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