Sua Maestà la chitarra: «Il mio segreto? Mi diverto»

I n America George Benson è una leggenda. Da noi non ha la fama che si merita. Certo, è seguito da un pubblico folto e fedele, ma le sue variazioni di generi e stili non sempre hanno convinto tutti. Comunque ci si aspetta il tutto esaurito per il suo concerto di domani all’Arena (lo show è stato spostato, avrebbe dovuto tenersi agli Arcimboldi) per il «Milano Jazzin’ Festival».
George Benson, nato con il jazz e chitarrista di grande virtuosismo che si ispira a maghi della sei corde come Wes Montgomery e Charlie Christian ( e tra l’altro con Miles Davis nell’album Miles In the Sky), facendo spallucce alla critica si è buttato nel remunerativo mondo del jazz rock e del pop raffinato vendendo negli anni Settanta milioni di copie dei dischi Breezin’ e Weekend in LA. Del resto lui s’è anche abbeverato alla fonte del rhythm and blues più colorito suonando nelle band di Jack McDuff e dell’organista Lonnie Smith. Nel mondo del jazz c’è chi ancora non gliel’ha perdonata, ma Benson continua a veleggiare sull’onda di un sound elegante, quasi da crociera di lusso, ma avvincente soprattutto dal vivo. «Io lo chiamo sexy soul - racconta - perché dà buone vibrazioni, è pulsante e vivace ma al tempo stesso riflessiva. Aiuta a trovare se stessi divertendosi».
Piaccia o no George Benson spazia in tutto lo scibile musicale ed è un artista davvero eclettico. Basti pensare che venerdì sera ha suonato a «Umbria Jazz» un programma dedicato a Nat King Cole con Freddie Cole (fratello di Nat) la sua band e l’orchestra I Solisti di Perugia, e qui a Milano suonerà il suo repertorio classico tra passato e presente. In tournée alternerà i due progetti: quello intimista e quello più scatenato. «La mia anima è fatta di mille diverse sfaccettature, non potrei mai fermarmi su un solo progetto. Nat King Cole è uno delle migliori voci di sempre e sono felice di rendergli omaggio». A chi gli rimprovera di dedicarsi ad una musica di facile ascolto risponde: «Vendere dischi non vuol dire essere commerciali; io viaggio sempre alle radici della black music. È facile andare a caccia di applausi facendo sfoggio di assolo torrenziali. Difficile invece creare un mood con poche note insinuanti». E infatti il colore, l’atmosfera sono i punti di forza di Benson, nel cui stile tecnica fa sempre rima con sentimento.
«Non ho mai rinnegato il jazz e non mi piacciono le categorie, ma direi che fusion è la definizione adatta per me perché riesco ad avvicinare generi altrimenti inconciliabili fra loro. Il dovere di un artista è quello di abbattere le barriere». E lo fa, beato lui, a suon di successi. Breezin’, oltre ad essere un album multimilionario, gli porta il Grammy per il singolo This Masquerade. Da allora divenne un artista ricercatissimo; la sua The Greatest Love of All fu inserita nel film The Greatest con Cassius Clay-Muhammad Ali e divenne un successo di Whitney Houston. Lavori come In Your Eyes, 20/20, Collaboration lanciano numerosi singoli nelle hit parade. Famosi i suoi duetti con star quali Aretha Franklin, Chaka Kahn, l’incredibile vocalist Al Jarreau (Givin’ It Up del 2006) ed emozionanti i suoi duetti chitarristici col selvaggio re del blues Buddy Guy.
Il mese prossimo Benson pubblicherà il suo nuovo lavoro, Songs and Stories, che ospita i chitarristi Lee Ritenour e Steve Lukather ex leader dei Toto, la vocalist Patti Austin. Tra i brani Living In High Definition del mitico Lamont Dozier (autore di decine di hit), e cover di Tony Joe White, James Taylor e persino della Sailin’ di Christopher Cross a testimonianza che il chitarrista non disdegna le incursioni nel pop.

«L’importante è che tutto sia fatto con eleganza e con l’anima. Io faccio solo ciò che sento; scelgo il repertorio, quando tenere i concerti, e quando sono al lavoro vuol dire che sono ispirato, altrimenti mi fermo. Mi diverto troppo e non voglio deludere il mio pubblico»:

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica