Appiano Gentile - «Prendete esempio da Suazo - fa Mourinho -. Lui non voleva ma è andato a Lisbona e ha fatto il possibile, adesso è tornato con noi e merita un premio. Me lo tengo». Josè ce l’aveva con Vieira, Rivas, Burdisso, Mancini e Obinna, erano i giorni americani di Los Angeles e Boston. Josè si diceva sorpreso nel trovarseli ancora davanti e raccontava dell’honduregno che invece aveva accettato di andarsene senza troppe storie: «Qui c’è gente che tiene più al suo portafogli che alla sua dignità». Ma non aveva fatto un apprezzamento tecnico al giocatore, solo una lode all’umiltà con cui aveva accettato un prestito al Benfica. Josè a quei tempi ancora non c’era, ma sicuramente gli avevano riferito che Suazo era stato al centro di un derby di mercato che aveva risolto mantenendo la parola data. Il 13 giugno 2007 era dell’Inter, il 19 giugno del Milan, sembrava che senza di lui il campionato non potesse partire. Caratteristiche? Fuori da qualsiasi schema, prende la palla a metà campo, ne dribbla cinque o sei poi spara verso la porta con risultati a sorpresa, a Cagliari 94 gol in otto anni, idolo incontrastato, unico titolare dell’attacco, palla a lui che poi si benda. Josè non si eccita: «Ma ora merita una riconoscenza». Minuti giocati quest’anno? In campionato tre panchine, una tribuna, non convocato in due occasioni, la palla l’ha vista solo con l’Udinese, ultima giornata, quando entra al posto di Muntari a 18 dalla fine. Altri sei minuti in campo a Pechino in Supercoppa, in Champions tribuna con il Barcellona e non convocato con il Kazan. Non un trionfo, anche se Suazo sembra uno di cuore, sorride sempre a meno che la sua sia una specie di paresi che gli lascia un volto curiosamente bonario.
Ieri Josè ha parlato ancora di lui: «In questo momento per noi è molto importante. Quando si trova nella sua miglior condizione è veloce, pericoloso nello spazio, e credo proprio che con il Genoa ci sia la partita più adatta alle sue caratteristiche perché questa squadra non gioca con dieci giocatori dopo la linea della palla, quindi per lui è perfetta». In sostanza José ha detto che se Suazo non gioca contro il Genoa, significa che proprio non giocherà più. Ci sono il massimo delle condizioni favorevoli: è su di giri per la qualificazione al prossimo mondiale, Eto’o e Milito non sono neppure convocati, il Genoa soprattutto a Marassi gioca e quindi si apre, lui è la massima espressione del contropiede e si esalta quando non ha altre punte ai fianchi. Sembrerebbe un trionfo.
Suazo è rientrato ieri in mattinata assieme a Cordova, Julio Cesar e Maicon, ha fatto un lavoro di recupero attivo prima in palestra e poi sul nuovissimo campo riscaldato della Pinetina e ha pranzato con il resto della squadra. Quindi gioca?
Nel giorno della prima convocazione assoluta per Marko Arnautovic può succedere di tutto, ma Josè ha detto anche un altro paio di cose, niente di speciale, ma le ha dette, per esempio ha spiegato cosa è successo dopo la partenza di Ibrahimovic: «Adesso io non mi aspetto che i miei attaccanti prendano la palla a metà campo, si esibiscano in cinque o sei dribbling con cinquanta metri di corsa per concludere con un gol alla Maradona...». Ahi. «Mi aspetto un gioco di squadra - ha continuato -.
È come squadra che siamo diventati campioni l’anno scorso, è come squadra che, se pur con infortuni importanti, siamo in testa alla classifica ed è ancora come squadra che dobbiamo giocare a Genova». E quando gli hanno chiesto quante percentuali ci fossero di vedere la coppia Mario Balotelli-David Suazo, o solo l’uno o solo l’altro, Josè ha risposto: «O nessuno dei due!». Poi ha preso e se n’è andato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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