«Il successo? Merito anche di un sassolino»

«Sono contento ed emozionatissimo. Canto a Roma per la prima volta, è un sogno che si avvera». Di sogni che si avverano Marco Carta è diventato un habitué: dopo la doppietta televisiva ad Amici e a Sanremo, ha iniziato un tour nei palasport italiani, che sta chiamando a raccolta schiere di fan. Lunedì sarà la volta della tappa capitolina, non più al Palalottomatica ma all’Atlantico (viale dell’Oceano Atlantico, ingresso 15 euro).
In generale qual è il suo rapporto con Roma? E come è cambiato il suo modo di viverla ora che è diventato famoso?
«Adoro la capitale, le sue rovine. Penso sia una delle città più belle del mondo. Però devo dire che negli ultimi tempi è un po’ cambiata. Per esempio preferisco non uscire da solo, ma accompagnato da amici».
Parliamo del suo spettacolo. Com'è articolata la scaletta?
«Ci saranno tutte le canzoni del mio ultimo album, La forza mia, due di quello precedente Ti rincontrerò, una cover di Battiato, La cura, un medley di Battisti e uno di Elton John».
Anche al concerto terrà in tasca il sassolino portafortuna? Ci dice di più della sua storia?
«Me lo regalò mia madre quando ero piccolo, mi ha sempre portato bene. L’avevo con me il giorno in cui sono arrivato primo ad Amici e quello in cui ho vinto Sanremo».
Come si mantiene il successo? Non ha paura che un giorno tutto finisca?
«Credo che non ci sia una ricetta. Se dovesse capitare mi rimarrà un bellissimo ricordo».
So che ha intenzione di imporsi anche sul mercato estero. Tanti italiani ci hanno provato e pochissimi ci sono riusciti. Qual è la strada giusta secondo lei?
«Il mercato più adatto è quello dell’America Latina. Il percorso migliore non lo conosco, quando ci arriverò lo dirò».
A Sanremo dietro di lei si è classificato Povia, in mezzo a un mare di polemiche. Che opinione si è fatto di quella storia?
«Nessuna idea, non voglio mettermi in mezzo a questioni non mie».
Chiudiamo con una considerazione sui fan.

Qual è il suo rapporto con loro? La spazientisce mai la loro invadenza?
«No, mai. È grazie a loro se sono arrivato fin qui, mi hanno sempre sostenuto. Anzi, quando il tempo me lo permette chatto con loro per cercare di essere presente il più possibile».

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