Il successo oscuro di Nancy la lady che vince dietro le quinte

«È stata la settimana più dura della sua vita al Congresso», ha scritto ieri Politico di Nancy Pelosi. La speaker della Camera è la faccia della riforma della sanità. C’è Obama, ovviamente. C’è il suo staff. Ci sono Robert Gibbs, direttore delle comunicazioni della Casa Bianca, e David Axelrod, lo stratega principale del presidente. Però, soprattutto, c’è lei, la numero uno della Camera Bassa del Congresso. Nell’ultimo mese non ha fatto altro che lavorare a questo piano: telefonate, incontri, pressioni, colloqui. Ha visto uno a uno i congressmen indecisi. Sessanta telefonate nella giornata di sabato: uno a uno, per il tempo necessario. Lei, che ha la nomea di essere una signora un po’ snob, poco incline alle trattative. Le è sempre piaciuto, invece, l’intrallazzo e la rete di rapporti: la Pelosi a 70 anni è una veterana del Congresso, così esperta da tirare fuori la clausola del «deem and pass» qualche giorno fa, quando sembrava che non fosse possibile arrivare a convincere tutti del testo. Nancy ha pensato di far votare il provvedimento con questo escamotage che permette di dare il proprio sì o il no, solo sugli emendamenti. Approvati quelli, approvata la legge, senza che sia davvero stato analizzato il testo di tutte le norme. Ha sempre vissuto di politica, Pelosi. Il padre, Thomas D’Alesandro jr, fu deputato del Maryland per i democratici e sindaco di Baltimora. Sua figlia Nancy ha voluto seguirne le orme politiche ed è diventata la prima donna nella storia americana a ricoprire la carica di speaker della Camera, la terza carica dello Stato.
Liberal, troppo liberal per qualcuno. Così liberal che la leggenda dice che abbia stracciato un contratto d’affitto in California quando seppe che il padrone di casa era un repubblicano di Richard Nixon, come ha ricordato anche Gianni Riotta sul Sole24Ore. Le malelingue che ruotano attorno a Capitol Hill dicono che con l’autorizzazione del presidente Obama, la speaker della Camera abbia promesso di tutto ai deputati indecisi. Che volete, amici? Un posto in una università? Una poltrona in un consiglio di amministrazione? Un ruolo nell’apparato washingtoniano, dalla diplomazia ai think tank: qualunque cosa pur di dire sì al testo al quale il presidente tiene più di ogni altra cosa. Perché molti congressmen hanno paura che il loro voto favorevole alla sanità significhi la mancata rielezione al Congresso a novembre e si preoccupano del futuro. Tengono famiglia, insomma. Lady Pelosi li avrebbe convinti tranquillizzandoli: se non saranno rieletti, il partito li premierà lo stesso e il presidente anche. Ce l’ha messa tutta, Nancy che ieri ha presieduto il dibattito sulla riforma facendo questa promessa: per l’approvazione del testo avrebbe usato lo stesso martello usato sotto Lyndon Johnson quando negli Usa fu introdotto Medicare, la prima storica riforma in tema di Sanità nel 1965.
In questa settimana di fatica e angoscia, s’è conquistata il grazie del leader dei senatori democratici, Harry Reid, e di Obama: «Senza di lei, senza il suo paziente lavoro dietro le quinte del Congresso, la riforma non sarebbe mai arrivata al voto. Nancy Pelosi è la più grande speaker che la Camera degli Stati Uniti abbia mai avuto».

Magari è un po’ troppo, però nessuno può negare che questa riforma non è solo del presidente, ma anche sua. Ha persino provato a convincere qualche repubblicano. Per una che non voleva vivere in California perché era lo Stato di Nixon è un bel passo avanti.

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