Il successo di uno sport normale

di Isabella Calogero

Generalmente si dice che gli ostacoli siano quelle brutte cose che si vedono quando si distoglie lo sguardo dall'obiettivo. Nel mondo del golf italico, l'obiettivo è naturalmente portare le masse verso il green; l'ostacolo sono i due antichi pregiudizi che da sempre accompagnano questa disciplina. Il primo? Il golf è uno sport per ricchi. Il secondo? È un passatempo per anziani signori sfaccendati. Ecco: se l'Open d'Italia Lindt ci ha insegnato qualcosa è che anche da noi la passione per lo swing non conosce più limiti né di portafogli, né di età.
I 29.500 accorsi a sostenere con tifo calcistico gli alfieri azzurri nei 4 giorni di gara hanno dimostrato che l'Italia tutta ha finalmente adottato il golf: questa disciplina, insomma, piace, incuriosisce e, perché no, appassiona anche chi magari non ha dimestichezza con putter e driver. E poi, la ciliegina sulla torta: la freschezza dei giovani protagonisti, i sedicenni Paratore e Lipparelli e il ventenne Manassero, è il miglior biglietto da visita per uno sport che non è più certo da considerarsi... geriatrico. Sarebbe dunque davvero un peccato se il golf italiano desiderasse restare ancora nel suo involucro perfetto, ma privo di quelle riflessioni critiche che permettono di elaborare soluzioni, novità e alternative.

È insomma il momento di agire.

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