Sui detenuti al lavoro per l’Expo è polemica tra Provincia e Comune

L’accusa a Palazzo Isimbardi: «Penati non può illudere i 7mila reclusi a Milano e a Monza»

Sui detenuti al lavoro per l’Expo è polemica tra Provincia e Comune

Detenuti al lavoro per l’Expo, la proposta ora fa discutere. A sottolineare i punti critici dell’iniziativa presa dal Garante per i diritti delle persone limitate nella libertà presso la Provincia di Milano, Giorgio Bertazzini, la commissione Carceri di Palazzo Marino. Spiega il presidente Alberto Garocchio (Forza Italia): «Penati e i suoi uffici non possono “illudere” le quasi 7mila persone che oggi si trovano nelle quattro strutture di Milano e Monza. Si creano grandi aspettative, il pericolo è deluderle. Il ragionamento per cui meno si resta in cella e più benefici ci sono per la qualità della vita di un detenuto non fa una grinza, ma purtroppo bisogna fare i conti con la realtà». Un esempio? «Per riuscire a portare fuori dal carcere 40 detenuti per la pulizia di muri e parchi pubblici abbiamo impiegato sei mesi. E le imprese spesso si oppongono a quote di lavoratori svantaggiati, figuriamoci i detenuti».
Condizione estremamente complessa quella degli uomini e delle donne recluse, bastano alcuni dati forniti dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: otto su dieci sono nel pieno dell’età lavorativa, soltanto il 29 per cento però risulta impiegato durante la permanenza dietro le sbarre. Servizio che può essere alle dipendenze del sistema carcerario - come infatti avviene nella maggior parte dei casi -, oppure esterno tramite accordi con i privati. Resta difficile l’inserimento effettivo nel mondo del lavoro, anche dopo aver saldato il proprio debito con la giustizia. «Intanto, liste di attesa molto lunghe e un dovuto turnover per rispettare la pari opportunità, impediscono di fatto una completa occupazione per chi è realmente interessato. Nel caso di impieghi esterni, poi, vanno prese le adeguate misure di sicurezza, con tutti i costi (economici e sociali) che comportano». Per questi motivi, «è un grave errore di valutazione pensare di avere a disposizione una manodopera su larga scala in vista dell’esposizione internazionale del 2015 - fa notare Garocchio -, alludendo piuttosto «a un rafforzamento di quanto già è stato fatto con progetti consolidati». Come il call center all’interno di San Vittore e Bollate, a cui il Comune passa la lavorazione delle multe della polizia locale. L’entrata in vigore dell’Ecopass dovrebbe portare al raddoppio del personale dagli attuali 70 occupati a futuri 140 occupati. Garocchio anticipa inoltre un possibile piano da 2 milioni di euro in collaborazione con Amsa e il carcere di Opera «per lo smaltimento dei rifiuti non inquinanti.

Lo spazio c’è, l’“offerta” di forza-lavoro anche. Fino a 80 persone - ma non i condannati per reati legati all’associazione mafiosa - entro quest’anno potranno svolgere un’attività utile a se stessi e alla collettività».

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