Roma - «Questo è un congresso vero, che discute e che anima». Il giorno dopo la calorosa accoglienza a Silvio Berlusconi, Pier Ferdinando Casini sceglie la strada della prudenza. E pubblicamente dispensa sorrisi e tranquillità perché «tutto è andato come previsto». In verità, chi ha occasione di parlargli a quattro occhi, non riesce a ignorare un certo fastidio da parte del leader dell’Udc per come i media raccontano la prima giornata congressuale. Con la relazione di Lorenzo Cesa finita un po’ in secondo piano rispetto agli applausi incassati dal Cavaliere. D’altra parte, quasi tutti i quotidiani titolano sull’«ovazione» all’ex premier. A partire da Repubblica (che dedica al leader di Forza Italia un’intera pagina) e Corriere della Sera (che dà spazio a un approfondimento su «Silvio che ruba la scena a Pier»), finanche al Messaggero.
Insomma, a guardare i tg e a sfogliare i giornali, pare proprio che l’apertura del congresso dell’Udc si sia trasformata in una sorta di Berlusconi-day. O, per usare le parole di Rocco Buttiglione, «sembra che il partito abbia calato le braghe e che sia lui il leader». Il tutto, anche grazie al Cavaliere che nel lasciare la Nuova fiera di Roma ha dispensato venti e passa minuti di dichiarazioni ai cronisti che lo circondavano, sapendo bene che così facendo avrebbe quasi certamente «rubato» la scena.
Così, mentre l’ex premier s’invola per San Pietroburgo per un weekend nelle dacie del palazzo di Costantino a Strelna in compagnia di Vladimir Putin, Casini si trova alle prese con un congresso che rischia di «berlusconizzarsi». Per questo, con la consueta abilità, il leader dell’Udc passa subito ai ripari. E nella seconda giornata dedicata agli interventi dei delegati, con i riflettori che rischiano di soffermarsi troppo su Carlo Giovanardi (candidato alla segretaria in alternativa a Cesa e deciso sostenitore della linea del Cavaliere), sono Buttiglione prima e Cesa poi a riportare la barra al centro. Il primo a dire che «Berlusconi è un grande amico ma è il passato», il secondo a ripetere che «le opposizioni restano due». Insomma, il messaggio è chiaro. «Era naturale», spiega il segretario centrista, che l’ex premier «avesse i nostri applausi». E poi, ci tiene ad aggiungere, al Cavaliere «lo avevo preannunciato perché era un po’ preoccupato... ». Oggi la palla passerà a Casini.
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