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Sui tabloid tedeschi tutta colpa dell’«italiener»

Berlino Solo i magistrati, oltre ai diretti interessati, sanno cosa si vede nei piccanti filmetti che venivano girati di nascosto quando Susanne Klatten, la donna più ricca della Germania, si incontrava segretamente negli alberghi di Monaco e Montecarlo con il suo gigolò, Helg Sgarbi, ignorando che l'uomo dal fascino erotico irresistibile, almeno per lei, era in realtà uno spietato ricattatore. C'è da presumere che ci fossero scene fortemente imbarazzanti se lei si è convinta a pagare 7 milioni di euro pur di evitare che i filmetti venissero messi in circolazione e che comunque quei filmetti, per il loro contenuto, non si limitavano a testimoniare un semplice tradimento coniugale, cosa poi non così scandalosa nel mondo dei super-ricchi, ma andavano ben oltre.
Considerazioni, queste, che però non vengono tenute in nessun conto dai tabloid tedeschi, gli unici che per il momento si occupano della vicenda. Per loro tutto è chiaro. Susanne Klatten, personaggio notissimo e fino a ieri ritenuta figura di specchiate virtù, è solo una vittima, unicamente colpevole di essere troppo ingenua e di avere un carattere troppo romantico e per questo sarebbe caduta nella trappola tesale da due loschi individui di cui uno, sottolineano i giornali popolari, è un «italiener», un italiano, Ernano Barretta, quello che negli alberghi stava nella stanza accanto e facendo un buco nella parete girava i filmetti, e l'altro, il gigolò irresistibile, Helg Sgarbi, è, sì, uno svizzero ma anche lui ha qualcosa di italiano perché in realtà non si chiama Sgarbi ma Russak e si è cambiato nome assumendo un nome latino ritenuto di maggior richiamo per la sua attività di seduttore. Insomma la più che giusta indignazione dei tabloid tedeschi per questa squallida vicenda è tutta rivolta al «perfido» italiano e allo svizzero che si faceva passare per italiano.
Poco e nulla viene detto invece sul giro di amiche miliardarie di Susanne che avevano anche loro l’abitudine di trascorrere trasgressivi weekend a Monaco e Montecarlo e anche loro cadute nella trappola dei due loschi individui cui hanno consegnato cifre da capogiro pur di assicurarsi l’esclusiva degli imbarazzanti filmetti.
Silenzio, invece, della cosiddetta stampa togata. O perché le notizie diramate dalla procura di Pescara sono giunte fuori orario (i quotidiani tedeschi chiudono presto) o perché i grandi giornali hanno ritenuto necessari ulteriori accertamenti prima di buttarsi su una vicenda che coinvolge uno dei nomi più prestigiosi della Germania: i Quandt, la famiglia cui appartiene Susanne Klatten, azionisti di riferimento della Bmw e di tante altre imprese. Il paragone con gli Agnelli è fondato solo in parte. Stessa ricchezza, stessa potenza ma a differenza della dinastia italiana, i Quandt non hanno mai alimentato le cronache mondane. Niente scandali (finora), niente pettegolezzi, stile riservato ed esemplare. E nel quadretto familiare, la più virtuosa era proprio Susanne coniugata Klatten nota non solo per essere la donna più ricca della Germania con un patrimonio tutto suo di 47 miliardi di euro, ma anche per la sua attività di beneficenza e il suo impegno ecologico. Parte della sua fortuna è infatti investita nella produzione di energia eolica.

Forse non a torto i grandi giornali hanno atteso prima di scaraventarla in prima pagina come la donna dei filmetti a luci rosse.

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