Suicida in carcere l’assassino della ex fidanzata

La donna fu ammazzata a colpi di mazza. Lui si è impiccato dopo la condanna a 20 anni

da Genova

C’era un perché da capire. Il movente di un omicidio da svelare. Il segreto resterà tale, impiccato in una cella del carcere di Marassi insieme all’assassino che da poco più di un mese aveva saputo di dover passare dietro le sbarre vent’anni. Un pomeriggio di un anno e mezzo fa Piero Bertagni aveva ucciso la sua ex fidanzata a colpi di mazza, forse colpendola con un catenaccio da serranda, forse addirittura prendendo in mano un’accetta per fare a pezzi il cadavere e farlo sparire meglio. Era andata male al commerciante genovese di 40 anni sorpreso dalla polizia stradale su una piazzola di sosta dell’autostrada Torino-Savona con il corpo dell’amica d’infanzia sul sedile posteriore. Aveva anche confessato quell’omicidio, aveva spiegato di aver attirato la trentasettenne Paola Toma nello scantinato del suo negozio di alimentari e di averla colpita a morte. Ma non aveva mai detto perché, la sua confessione si fermava al momento di dare una spiegazione a quell’assurdo gesto che a prima vista reggeva solo pensando a un movente passionale, nonostante molti dubbi. La cella, la condanna a vent’anni non avevano ancora fatto cambiare idea a Bertagni. Che domenica pomeriggio si è impiccato. Ha aspettato che il compagno di cella pensasse ad altro, che guardasse la televisione. È andato in bagno e si è impiccato a una forca costruita unendo un laccio dopo l’altro. E chissà anche dove li ha presi quei lacci.

Il direttore del carcere spiega che non erano suoi, che per regolamento non aveva vestiti dai quali ricavare materiale pericoloso. Ma Bertagni li ha trovati. Come abbia fatto non resterà comunque il mistero più importante che si è portato via per sempre con sé.

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