Sul carretto dei radicali

L’abilità dei radicali sta nel mischiare passione civile e un pizzico di realpolitik. Da una parte quindi i consueti scioperi della fame e della sete (chiedete a Marco Pannella di fare semmai lo sciopero delle sigarette, se è capace) e dall'altra un occhio di riguardo per il compagno di governo Romano Prodi, cui i radicali stanno perdonando tutta l'ignavia dimostrata nei mesi scorsi proprio in tema di diritti civili.
Prodi è quello che vorrebbe sospendere l'embargo delle armi alla Cina, è quello che il 12 ottobre scorso non ha neppure voluto incontrare il Dalai Lama, è quello che non si è opposto alla candidatura del venezuelano Hugo Chavez al Consiglio di Sicurezza. E adesso la moratoria sulla pena di morte sembra quasi che l'abbia inventata lui: e però leggetevi i titoli di un paio di comunicati firmati nei mesi scorsi dal radicale Matteo Mecacci, membro della Rosa nel pugno. 19 ottobre: «Pena di morte, le dichiarazioni del sottosegretario Vernetti confermano la mancanza di un vero impegno del governo sulla moratoria delle esecuzioni capitali».

28 dicembre: «Grave che Prodi non abbia ancora pensato a iniziative internazionali, la campagna “Nessuno tocchi Saddam” è in corso da mesi e ha già ricevuto prestigiose adesioni internazionali».
Se Prodi vuole dissentire dagli scioperi di Marco Pannella, dunque, può anche farlo. Basta che non chieda, salito sul carretto radicale per due o tre metri, perché Pannella li faccia.

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