Sul cielo di Castel Sant’Angelo fumogeni e palloni per il Tibet

Alle 8.58 Castel Sant’Angelo sparisce dietro una coltre di fumo calda e colorata. L’arancione, simbolo dell’orgoglio tibetano, domina la scena, ma abbondano anche il giallo, il rosso e il blu, tutti richiami alla bandiera del paese dei monaci, che la Cina contiene a stringere nella sua morsa di violenza e repressione. Subito dopo, agganciato a tre mini-mongolfiere, viene fatto librare in aria l’«Obelisco del sangue e della libertà», alto 60 metri e formato da 4 striscioni inneggianti alla chiusura dei Laogai, i campi di lavoro forzati del regime comunista, e alla libertà del Tibet e del popolo Karen. A destra e a sinistra altri palloni e palloncini a fare da contorno e da cornice. Si è svolta così la nuova azione futurista di Graziano Cecchini, dopo quelle a Fontana di Trevi e a piazza di Spagna. «In questo momento - ha detto - c’è qualcuno che a Pechino si sta preparando per vincere un pezzo di metallo, noi invece vogliamo sfilare e lottare per la libertà del Tibet e del popolo Karen, che subisce una vera e propria pulizia etnica in Birmania e che da 50 anni lotta per vedere riconosciuti i propri diritti umani». «Da domani - ha poi aggiunto - non potrete dire “non lo sapevo”». Cecchini si è infine congedato dando appuntamento a tutti alla prossima azione futurista: «Ci vediamo tra due mesi», ha promesso.
La performance, costata in tutto circa 30mila euro e realizzata da una squadra di 70 persone per 480 ore di impegno complessivo, è stata organizzata in collaborazione con lo spazio libero-occupato «Casa d’Italia Prati». A Castel Sant’Angelo, ieri mattina, c’era infatti Giuliano Castellino, segretario provinciale di Fiamma Tricolore e responsabile della struttura di via Valadier. Con loro Silvio Palermo, esponente negli anni ’80 del movimento comunisti rivoluzionari (Mcr) e oggi nella cooperativa «Made in Jail», che lavora nella terza casa penale di Rebibbia.
Presente anchea Tseten Longhini, rappresentante delle donne tibetane in Italia: «Quello che il popolo tibetano sta subendo è un genocidio - ha raccontato - ma siamo in tempo per fermarlo.

In concomitanza con i giochi olimpici, il mio popolo sta vivendo un momento drammatico: ci sono persone prelevate di notte nelle loro case e bambini di 4 anni costretti a fuggire per i monti». Alla riuscita della manifestazione ha contribuito pure la fondazione Laogai con il suo presidente Toni Brandi e la vicepresidente Maria Vittoria Cattania.

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