Sul palco israeliani e palestinesi La musica promuove il dialogo

Al Manzoni i Sultana Ensemble

Franco Fayenz

L’appuntamento che Aperitivo in Concerto propone domani mattina alle 11 al Teatro Manzoni ha un significato importante e speciale, al di là del dato puramente musicale. Arriva, in prima europea e in esclusiva italiana, il nonetto The Sultana Ensemble di Yoel Ben-Simhon, cantante e virtuoso di oud e di pianoforte, insieme con Emmanuel Mann al contrabbasso; Dorit Konig cantante e danzatrice; Jay Rodriguez flauto, sassofoni e clarinetto (noto anche ai cultori del jazz per le collaborazioni con Dizzy Gillespie, Gil Evans, Roy Hargrove, Mingus Big Band e Wynton Marsalis); Yousif Sheronik darbuka, riqq, cajon; Liron Peled darbuka e percussioni; Leanne Darling viola; Carlos Revollar chitarra acustica e Gisèle Assi Revollar danzatrice. La particolarità del gruppo sta nella riunione di musicisti israeliani e palestinesi per realizzare un progetto di pace e di cultura, non a caso chiamato Mediterranean Collage.
La buona musica può fare molto a questo scopo, anzi moltissimo, perché costituisce il mezzo migliore di comunicazione e di comprensione fra i popoli. Basti citare, fra le prove più significative, l’esempio di Daniel Barenboim, pianista e direttore d’orchestra. Il maestro è un ebreo argentino nato a Buenos Aires nel 1942. Dieci anni più tardi ha seguito la famiglia in Israele dove ha preso la cittadinanza. Oggi ama interpretare e dirigere soprattutto i prediletti Mozart e Beethoven, ma ha in primo piano nel suo repertorio anche Wagner, le cui composizioni incontrano tuttora in Israele problemi non lievi per le simpatie che le riservarono i nazisti. Barenboim sta lavorando affinché Wagner venga di nuovo accettato dagli ebrei, cerca di tenere concerti di fronte ai palestinesi e vuole fondare un’orchestra sinfonica composta di musicisti palestinesi e israeliani. Se non ci è già riuscito (non abbiamo notizie recentissime) si può stare certi, conoscendo l’uomo e l’artista, che ce la farà.
Ma torniamo a Yoel Ben-Simhon. Il musicista ha scelto il titolo Mediterranean Collage per sottolineare che Israele non è soltanto il risultato della cultura yiddish, ma deriva anche dalla sovrapposizione di elementi ebraici che provengono da tutto il mondo, e dal rapporto di essi con l’area mediterranea, specialmente con la tradizione araba. Il Sultana Ensemble si dedica appunto all’esplorazione dei rapporti fra la tradizione musicale ebraica e quella araba.
Non bisogna dimenticare che, secondo quanto osserva Edwin Seroussi, per tutta la seconda metà del Ventesimo Secolo l’aggettivo «mediterraneo» è stato applicato a settori diversi dell’attività musicale in Israele, come la musica d’arte negli anni Cinquanta e il pop negli anni Novanta. Il Mediterraneo è quindi per Israele la nuova area in cui affermare la propria esistenza.

Infatti la sua produzione musicale accademica ed extra-accademica ha guardato più alle tradizioni locali che non all’importazione di modelli europei. Per questo motivo la musica klezmer ha avuto scarsa diffusione nella società israeliana.

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