Sul piano di rientro otto ore di incontro per un nulla di fatto

Rimane ancora da sciogliere il nodo del piano di rientro dal deficit dopo che ieri per circa ottoore il governatore della Regione Piero Marrazzo, commissario ad acta, si è confrontato con i tecnici del ministero dell’Economia. Nel corso dell’incontro le misure antideficit comprendenti la chiusura di due ospedali (San Giacomo e Forlanini), il taglio dei posti letto e la riduzione della spesa farmaceutica, sono state illustrate ai tecnici di via XX Settembre che dovranno, nelle prossime ore, relazionare al Consiglio dei ministri che per giovedì dovrà decidere sul commissariamento del Lazio. «A mio avviso c’è un giudizio serio: i tecnici non sono stati teneri. Ma la palla, come in una partita di calcio, è rimasta molto a centrocampo», il commento del governatore dopo l’interminabile incontro. L’appuntamento decisivo si svolgerà il 15 ottobre.
Tutto in alto mare, dunque. Il dato certo è che il governo si troverà a valutare provvedimenti che non sono strutturali se non per le cessazioni dei due nosocomi: il San Giacomo che chiuderà i battenti il 31 ottobre e il Forlanini il 31 dicembre. Per il resto i rimedi scelti sono semplicemente organizzativi e, per così dire, di facciata contando che di fatto vengono esautorati i direttori generali dai compiti aministrativi ma poi viene loro prorogato il contratto fino a giugno 2010. Insomma di fatto si unifica la gestione delle Asl mentre i costi per gli emolumenti, le consulenze e le spese di rappresentanza rimangono gli stessi visto che i manager restano tutti in sella. Invece a occuparsi di amministrazione sia ordinaria che straordinaria sarà il Centro unico di gestione. Questo soggetto che dovrà essere creato e attivato entro il 30 settembre dovrà occuparsi direttamente per conto di tutte le Asl di finanza, attività di controllo, amministrazione, approvvigionamenti, gestione del personale nonché dei servizi generali tecnici ed economali. Altra misura di risparmio sarà quella che prevede la centralizzazione degli acquisti previo accordo quadro con la Consip.
E se questi sono gli aspetti organizzativi che a medio termine dovranno produrre qualche risparmio sul piano pratico, per gli utenti, sembrano esserci invece in arrivo solo guai. Uno per tutti il fatto che già presso gli ospedali San Giacomo e Forlanini si riescono a fatica a prenotare visite specialistiche, esami diagnostici e radiologici visto che l’attività di smantellamento dei servizi assistenziali è già in corso d’opera. Invece in merito all’aspetto rilevante del personale sanitario ci sarebbero, per Marrazzo, grane in vista. Infatti contando che in seguito alla chiusura dei due nosocomi dovranno essere ricollocati circa un migliaio di operatori le misure risolutive proposte dalla giunta regionale riguardano incentivi all’esodo per il personale in esubero e ricollocazione fuori dalle aziende sanitarie pubbliche. Contro questi due provvedimenti la Fials Confsal regionale ha minacciato lo sciopero a oltranza spiegando, pre voce del segretario Gianni Romano, che «non viene neppure spiegato che natura avrà il fondo di finanziamento per gli “incentivi all’esodo” che la Regione propone agli operatori sanitari che si licenzieranno rassegnando le proprie dimissioni.

L’offerta di un eventuale incentivo non è certo materia regionale piuttosto è materia nazionale anche perché se la Regione deve risparmiare risorse per ripianare il deficit delle aziende sanitarie non può impegnare fondi extra prelevandoli dalle casse delle stesse aziende».

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