Sul Policlinico il rettore bacchetta Montaguti

Sul Policlinico il rettore bacchetta Montaguti

Regina Elena, un giallo o un bluff? Difficile dirlo quando tutta la ristrutturazione dell’intero complesso del Policlinico solleva molti interrogativi. «Dove sono i soldi, i partner finanziari del progetto, i nullaosta?», chiede il rettore Luigi Frati. Domande secche, precise. Che farà ora Montaguti? Aprirà i cantieri, chiamerà le gru o calerà sul tavolo il solito mega-progetto di carta? La ristrutturazione del più grande ospedale d’Italia, il Policlinico Umberto I, assomiglia alla tela di Penelope. Piani, annunci, scadenze. Ma ogni volta si ricomincia.
Finora l’okkupazione del Regina Elena da parte dei ragazzi di Action aveva «rimescolato le carte». Bisognava aspettare che andassero via. Poi si diceva che già c’era lo studio di fattibilità nel cassetto, con tempi di realizzazione brevissimi. Stesso discorso per il Policlinico vero e proprio: tutto pronto, anche per la Regione.
Nel lontano febbraio 2006 il governatore Marrazzo, presentando il piano per il rifacimento aveva dichiarato: «L’Umberto I diventerà il fiore all’occhiello della sanità nel Lazio». E giù i dettagli. Primo investimento 387 milioni: due nuovi edifici a 6 piani, 350 letti, 24 sale operatorie, day division, l’abbattimento dei padiglioni 4, 5 e 6, l’ammodernamento del Regina Elena. Altri 380 milioni per trasformare il Policlinico in campus all’americana: alberghi per medici e familiari, zone commerciali, parcheggi, aree a verde. Tempi previsti, assicurava Marrazzo, 3 anni e conclusione dei lavori per il 2010. Peccato che di alberghi e nuovi edifici dopo 3 anni non c’è traccia. Di giardini neppure un filo d’erba. Niente di niente.
Il rettore della Sapienza, Luigi Frati, si toglie qualche sassolino dalla scarpa. «Abbiamo consegnato a Montaguti due anni fa i padiglioni dei nuovi reparti clinici - spiega -. Lui ha fatto fare un progetto suo, pieno di disegnini, particolari, dettagli, tutto. Però...». Pausa. «Primo, non si ha notizia del nulla osta della Soprintendenza - prosegue Frati -. C’è o no? Se manca quello... Secondo, l’intervento è in project financing. Serve un partner finanziario. Ma Montaguti questo partner dove lo trova?».
E già, perché alla fine servono anche i soldi. Il finanziamento dello Stato, chi dice 110 milioni, chi un po’ di più, in ogni caso non basta neppure per cominciare. Serve un partner sul mercato finanziario. Ma per un privato la ristrutturazione di un ospedale è piena di incognite. «La Regione oggi ti accredita, poniamo, 120 posti letto e tu rifai la struttura - spiega Frati -. Ma come fai a sapere se un domani i posti resteranno 120 o si ridurranno? La legge nazionale prevede che negli ospedali, rispetto allo standard attuale - 4,5 posti per mille residenti - si scenda entro il 2014 a 3,5. Un taglio netto del 20. Come fai a essere certo che la scure non toccherà anche il Policlinico. E fino a quando?».
Eppure Montaguti dice che è tutto a posto. A giugno ha perfino consegnato alla Regione il progetto messo a punto da una società internazionale. «Le sue sono tutte affermazioni campate in aria - insiste Frati -. O dice che ha già il partner finanziario, o, se non ce l’ha, perdiamo tempo. Chi è questo partner? Gli sto scrivendo una lettera, chiedendo certezze. Che ha fatto Montaguti in questi anni? Dov’è l’appalto?».
Servono fatti e non parole, insomma. Come lo sgombero del Regina Elena. Ma quello si deve interamente a Frati, che ogni tre mesi ha sollecitato prefetto e magistrato. E alla fine l’ha spuntata. «Quei locali andavano liberati - dice - non solo per una questione di legalità, ma perché ci servono. Montaguti? Sullo sgombero, quando ci riunivamo al Comitato per l’ordine pubblico, ha sempre avuto un atteggiamento poco chiaro». E ora piove sul bagnato.

La Corte dei Conti ha sanzionato l’ex rettore e la stessa Regione (per omesso controllo) sul mega-stipendio del manager. A fine giugno il sindaco Alemanno, però, aveva già tagliato corto: «Così non si può andare avanti, per l’Umberto I serve il commissario».

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