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Sul Rubygate primo stop della Consulta

RomaLa Corte costituzionale ha detto sì all’esame del conflitto d’attribuzione sollevato dalla Camera contro procura e gip di Milano, che nel «caso Ruby» hanno indagato e rinviato a giudizio immediato Silvio Berlusconi, per concussione e prostituzione minorile.
Quello sull’ammissibilità del ricorso è il primo passo, anche piuttosto scontato visto che un sì era già venuto a marzo sul caso-gemello che riguarda l’ex Guardasigilli Clemente Mastella, indagato dalla magistratura partenopea. Ma il giudizio nel merito della vicenda è atteso per i primi mesi del 2012.
Ieri è stata affrontata solo la questione preliminare, dai 13 giudici della Consulta guidata da Alfonso Quaranta (assente per motivi di salute Maria Rita Saulle e ancora non eletto dal Parlamento il sostituto di Ugo De Siervo). Quella centrale è: potevano procedere i pm e giudici ordinari contro il premier, oppure hanno leso le prerogative costituzionali del parlamento, omettendo di informare Montecitorio di aver escluso che quello di concussione fosse un reato ministeriale e di non avere dunque trasferito gli atti al Tribunale dei ministri?
A questo punto, tutti gli occhi sono puntati sul tribunale di Milano che dovrà decidere, in piena libertà, se proseguire il processo oppure sospenderlo per opportunità, in attesa del verdetto dell’Alta Corte. Automatismi, in questo caso, non ce ne sono.
Un precedente è quello del caso Abu Omar: il giudice decise di sospendere le udienze il 18 giugno 2007, appunto in attesa della Consulta, ma 8 mesi dopo fece ripartire il processo perché altri ricorsi rischiavano di trasformare il rinvio in un blocco sine die.
I legali di Berlusconi stanno valutando le prossime mosse ma l’avvocato-deputato Niccolò Ghedini dice: «Non abbiamo ragione di fare richiesta di sospensiva del processo, perché riteniamo che ci accolgano l’eccezione». Si riferisce a una delle 16 eccezioni presentate nell’ultima udienza sulla competenza del Tribunale dei ministri ad indagare e giudicare il premier. I giudici si pronunceranno il 18 luglio.
E, se respingeranno l’eccezione, probabilmente la difesa del premier presenterà l’istanza di sospensione. Del giudizio di ammissibilità gli avvocati erano convinti. «Quella della Consulta è una decisione corretta, il conflitto c'è- dice uno dei legali di Berlusconi, Piero Longo-. Non siamo obbligati a decidere in cinque secondi su cosa faremo, sono cose che vanno meditate e valutate».
Nel Pdl c’è chi esprime grande soddisfazione, come Luigi Vitali: «A questo punto, non ci aspettiamo dai fustigatori dell’opposizione nessuna marcia indietro. Sarebbe troppo. Ma dalla magistratura di Milano, un atto di buon senso e di rispetto, anche se non normativamente previsto, questo sì che ce lo aspettiamo».
Nel Pd, invece, c’è cautela. La capogruppo in Giunta per le autorizzazioni della Camera, Marilena Samperi, dice che la decisione della Consulta non suscita nessuna sorpresa: «Era scontato che ciò avvenisse, ma abbiamo piena fiducia che la Corte eserciterà fino in fondo e compiutamente la sua funzione di controllo nel merito. Aspettiamo con fiducia la decisione sul ricorso proposto dal Senato sul conflitto di attribuzione che riguarda il caso Mastella. Dovrebbe giungere tra breve e preluderà anche alla decisione del conflitto sollevato dalla Camera».
Il verdetto nel merito del caso Mastella, che riguarda sempre la questione dei reati ministeriali, arriverà verso novembre.

E certo sarà molto significativo anche per il caso Ruby.

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