«Sul tram ho realizzato il mio sogno»

«Mi arrabbio se criticano Milano, ma non accetto nemmeno che si attacchi l’Islam senza motivo»

Marina Gersony

Vi siete mai chiesti perché non avete mai visto un conducente di autobus o tram di colore o dagli occhi a mandorla? Nel caso ne abbiate visto uno state pur certi che si tratta di un figlio di immigrati nato in Italia e con la cittadinanza italiana. Secondo un regio decreto del 1931, gli stranieri non possono infatti esercitare alcuni mestieri, tra cui «il facchino, il cocchiere e il conduttore di autoveicoli di piazza, senza previa iscrizione in un registro apposito presso l'autorità locale di pubblica sicurezza». Alla luce dei fatti, abbiamo fatto un salto all’Atm, dove dei gentili funzionari ci hanno presentato Amir Said Abd El Momen, un ragazzo atletico nato a Milano nel 1982, cittadino italiano, fiero di esserlo pur senza rinnegare le proprie origini. Figlio di un egiziano del Cairo (barista) e di una marocchina di Ksar el Kebir vicino a Rabat (ex colf), i genitori sono arrivati in Italia una trentina di anni fa dove si sono conosciuti e sposati. Di mestiere Amir fa il conducente di tram, per esattezza guida il 27.
Come le è venuto in mente di guidare il tram?
«Era un sogno che avevo fin da piccolo. Dopo il diploma di perito informatico, mi sono iscritto a un bando, mi sono presentato al colloquio e sono stato subito assunto».
A scuola si è ben integrato?
«Ho sempre avuto amici di tutte le nazionalità, mai nessun problema. Tutti mi prendono per italiano e io mi sento tale. Attualmente il mio migliore amico è un egiziano che ho conosciuto qui quattordici anni fa».
Ha dimenticato le sue radici arabe?
«A volte mi sento arabo e a volte italiano. Dipende dalle situazioni. Quando si parla di calcio guai a toccarmi l’Italia: sono un milanista doc e quando ero più giovane andavo in curva. Se poi qualcuno critica Milano mi arrabbio. Nello stesso modo non accetto che si attacchi il mondo arabo e l’Islam senza cognizione di causa. C’è molta superficialità quando si parla di religione: il Corano non incita alla guerra. Come del resto il vero ebreo, il vero cristiano e il vero musulmano rispettano il prossimo. Condanno qualunque integralismo ed evito le generalizzazioni. Ritengo che le religioni siano diventate oggetto di troppe strumentalizzazioni».
È praticante?
«Sì, ma non vado in Moschea, prego a casa».
È legato ai luoghi di provenienza dei suoi genitori?
«Molto, ma dovrei leggere e studiare di più. Un giorno spero di averne l’occasione. Nel frattempo ogni tanto vado a trovare i parenti al Cairo e in Marocco. Sono sempre contento di vederli, ma dopo un po’ mi annoio, là non ho niente da fare e sento il bisogno di ritornare. Il mio posto è qui».
Come si svolge la sua giornata di lavoro?
«Ci sono tre turni che mi consentono di avere del tempo libero per coltivare i miei interessi e le mie amicizie. Basta organizzarsi».
Cosa pensa del fatto che i cittadini stranieri non possano guidare i mezzi pubblici?
«Quel decreto andrebbe abolito. E poi basta guardare in Francia o in Inghilterra, dove è normale vedere dei conducenti provenienti da varie parti del mondo».


Qualcuno sul lavoro le ha mai fatto notare le sue origini?
«Lo ripeto, sono italiano e mi prendono tutti per tale».
Come vede il suo futuro, con una moglie musulmana o cristiana?
«Per me non ha importanza. Mi piacerebbe avere tanti figli e un matrimonio solido. Certo che in questi tempi non è facile...».

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