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Ma sull’embargo delle armi non si trova l’accordo

da New York

Il ministro degli Esteri francese, Philippe Douste-Blazy, e fonti politiche libanesi e israeliane avevano fatto sapere ieri che un accordo sulla bozza di risoluzione Onu per porre fine al conflitto era molto vicino. «A New York le cose si stanno muovendo. Spero che procedano ancor più rapidamente nelle prossime ore», aveva detto a Parigi il capo della diplomazia di Parigi in un incontro con i giornalisti. E invece, in nottata, il negoziato sulla crisi libanese si è improvvisamente ingarbugliato: alla vigilia del possibile voto su una risoluzione messa a punto dalla diplomazia franco-americana, la Russia ha annunciato che presenterà un proprio testo di risoluzione per chiedere una tregua di 72 ore nel conflitto tra Israele ed Hezbollah per consentire gli aiuti umanitari.
Fino a ieri sera, una soluzione sembrava possibile. Una versione rivista della bozza era attesa per oggi, aveva dichiarato un’importante fonte politica di Beirut, precisando che la nuova formulazione si sarebbe dovuta basare sull’inserimento nell’appello a una cessazione delle ostilità per un ritiro progressivo di Israele dal territorio libanese da espletare simultaneamente al dispiegamento dell’esercito libanese con l’appoggio dei caschi blu» e con l’attretramento degli hezbollah a nord del fiume Litani. La bozza avrebbe dovuto includere un embargo per impedire ai guerriglieri di Hezbollah (il Partito di Dio) di trasportare armi dall’Iran e dalla Siria, ha detto un alto funzionario israeliano aggiungendo che il testo avrebbe previsto un contingente dell’Unifil (gli uomini dell’Onu presenti del Paese dei cedri) rafforzato rispetto a quello attuale. La stessa fonte ha comunque detto che «la forza internazionale non avrebbe alcun mandato per disarmare Hezbollah». L’ambasciatore Usa al Palazzo di vetro, John Bolton, ha dichiarato che un accordo «non è irrealistico, ma abbiamo ancora molto lavoro da fare».

Come dimostra l’ennesimo stop e la risoluzione russa.

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