Cultura e Spettacoli

"Sull’Isola dei Famosi polemiche faziose. I reality aiutano la Rai"

Dopo i sospetti di sfruttamento della troupe in Nicaragua, il produttore accusa: "Molti politici parlano senza sapere"

"Sull’Isola dei Famosi polemiche faziose. I reality aiutano la Rai"

Insomma, è bastato chiamarla «L’Isola dei lavori forzati» (copryright L’espresso) e intorno all’Isola dei Famosi è scoppiato il putiferio. La troupe del reality show che lavora in Nicaragua è stata considerata sfruttata causa «alloggi di fortuna, cibo scadente, latrine insufficienti, traversate pericolose» e via peggiorando. Il caso, sollevato da una finora sconosciuta sigla sindacale, la Clb, ha subito scatenato gli appetiti di sindacalisti e di alcuni politici, dal vicepresidente della Vigilanza Rai, Giorgio Merlo, passando per Vincenzo Vita e Pancho Pardi dell’Idv. Adesso parla Giorgio Gori di Magnolia, la società produttrice dell’Isola. E conferma, tra l’altro, che le cose non stanno proprio come sono state descritte.

Gori, quanto sono «forzati» i lavoratori dell’«Isola»?
«Neanche un po’, francamente. È gente estremamente qualificata che lavora duramente in mezzo a molte difficoltà ambientali. Ma che ha scelto questo lavoro e lo ama. Anche per questo è pagata mediamente ben di più di quanto è stato scritto. L'espresso invece ha preso una situazione di emergenza, del tutto eccezionale, e l’ha spacciata come la regola».

Quale?
«Le cattive condizioni del mare hanno impedito in un paio di occasioni il rientro al «campo base» dopo la diretta. E 50/60 persone hanno dovuto passare la notte in un posto attrezzato per ospitarne venti».

Un vero caos. Ma lì si è nell’arcipelago Las Perlas, costa atlantica del Nicaragua. Non è Manhattan.
«Sia in Honduras che a Santo Domingo o in Nicaragua, lavorare in esterna all’Isola dei Famosi è molto faticoso: ci sono 35 gradi, i mosquitos, il mare mosso. Questa è l’Isola. E’ un programma difficile, che si può fare a questi livelli solo potendo contare su personale specializzato, preparato e disponibile. E’ grazie a loro, oltre che ad una grande conduzione come quella di Simona Ventura, se da sette anni l’Isola è un grande successo».

Però quest’anno è scoppiata la polemica.
«All’inizio di questa edizione la situazione è stata imprevedibilmente più difficile. Le condizioni del mare hanno reso particolarmente lunghi i trasferimenti. Abbiamo provveduto affittando un elicottero, e un altro è a disposizione da oggi. Abbiamo fatto tutto il possibile».

Dalla ricostruzione non si direbbe.
«È paradossale che ci si accusi di non aver a cuore la condizione di chi collabora con noi. Magnolia dà lavoro, mediamente, ogni anno, a circa mille persone, tutte inquadrate secondo le regole. La maggior parte di queste hanno meno di 30 anni e molti ragazzi hanno trovato qui il loro primo impiego, senza raccomandazioni. Per me questo è stare dalla parte di chi lavora».

Perché allora queste polemiche?
«Non lo so. Si legge una qualunque cosa su un giornale e ci si attacca senza preoccuparsi di accertare se sia vera o falsa».

Per quali motivi?
«Per logiche di contrapposizione politica. Ho letto le dichiarazioni di vari parlamentari. Nessuno si è evidentemente preoccupato di capire come stessero veramente le cose».

E lei che cosa ha fatto?
«Ho chiamato chi di loro conosco personalmente per invitarlo a venire a verificare come sia realmente la situazione».

Invece hanno organizzato una manifestazione di protesta davanti alla Rai.
«Alla quale non mi pare abbiamo partecipato in molti. D’altronde non so chi sia rappresentato da quella sigla sindacale. Io prima non l’avevo mai sentita».

Però si sono sentite le solite dichiarazioni sull’opportunità della Rai di trasmettere reality show come l’«Isola».
«La tv pubblica trae più della metà delle sue risorse dalla pubblicità, raccolta grazie a programmi di intrattenimento come l’Isola. La Rai ha quindi bisogno di programmi di successo e l’Isola è ancora uno dei programmi di punta dell’azienda».

Anche il membro del cda Rai, Antonio Verro, ne ha recentemente riconosciuto la piena legittimità...
«La legge Gasparri prevede che la Rai adotti la cosiddetta contabilità separata: da una parte i programmi di servizio pubblico pagati dal canone, dall’altra la programmazione di intrattenimento sostenuta dalla pubblicità. Senonché il canone non basta a pagare i programmi di servizio pubblico, una parte dei quali è dunque finanziato dalla pubblicità raccolta grazie a programmi di successo popolare come l’Isola. E poi la Rai, come già diceva Pippo Baudo, non può non essere nazional-popolare. E l’Isola certamente lo è».

Al di là degli ascolti e del conseguente fatturato, qual è il merito dell’«Isola»?
«Mette in condizione la Rai di dialogare con i giovani, che sempre più difficilmente la seguono. E poi fa opinione».

Quest’anno Aldo Busi. Con colpo di scena finale.
«Ha detto cose “alte” che raramente si ascoltano in un programma di intrattenimento. Così come la critica verso l’omofobia...».

Il presunto attacco al Papa?
«Né vero né presunto. Busi non ha offeso il Papa, come chiunque può riconoscere ascoltando la registrazione di ciò che ha detto».

La Rai però ha bandito Busi da tutte le trasmissioni.
«Non ho condiviso una decisione così dura, pur rispettandola, in primo luogo perché basata su un fraintendimento, purtroppo molto strumentalizzato».

Dicono che senza Busi l’«Isola» sia meno appassionante.
«Le ultime puntate hanno una media del venti per cento, il doppio della media di rete. E il day time è in crescita. Busi la pensa in altro modo, ma possiamo dire che sull’isola c’è certamente vita anche dopo la sua uscita».

Il 19 aprile andrete in onda di lunedì.
«C’è la semifinale di Champions League. Gli spostamenti non sono mai una buona norma. Ma è per una volta soltanto».

Tanto più che quel lunedì vi scontrerete con «Italia’s Got Talent» di Canale 5.


«Vedremo come andrà, ma non ci preoccupiamo: noi abbiamo spettatori straordinariamente appassionati».

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