Politica

Sulla rivista Ds lo spacciatore diventa trendy

Gianandrea Zagato

da Milano

Rocco fa lo spacciatore, pardon il «deliver, che fa le storie precise in casa», e «sogna di aprire un coffeshop». Ventitré anni e quindicimila euro d’incasso per quei «due chili al mese di hashish» venduti pure fuori dalle scuole di Monza.
Storia che messa nero su bianco diventa il servizio clou di Monza la città ovvero il settimanale dei Ds locali: sessanta e più righe per vendere al meglio il suo «lavoro»: «Mi pago i libri e le altre spese accademiche, ma anche le vacanze, le cene con gli amici e le serate in discoteca» e «in più, posso fumare gratis». Come dire: meglio spacciare, «tanto la Polizia conosce molti dei giri ma spesso preferisce non intervenire», che chiudersi otto-ore-otto in un ufficio. E poi c’è il conto in banca che non va mai in rosso. Unico dettaglio stonato, quello di essere apostrofato come spacciatore, «non chiamatemi spacciatore, è una parola dispregiativa» avverte Rocco.
Avvertenza comunque inutile, «spacciatore» è un termine eccessivo anche per le otto paginette dirette da Valerio Imperatori, dove il pusher Rocco, garantito che «il fumo fa stare bene», può dire la sua sulla legge Fini, «legge indecente»: «Alle ultime elezioni ho votato sinistra anche per la sua visione sulla questione delle droghe leggere. La legge Fini è, infatti, indecente. Solo in Italia funziona così: negli altri Paesi d’Europa le canne sono tollerate o al massimo punite con multe».
Che aggiungere? Beh, il parere dell’esperto. Ovvero quaranta righine firmate dal responsabile del servizio comunale tossicodipendenze che, attenzione, si dichiara favorevole alla liberalizzazione delle droghe. «Meno vincoli ci sono, meno problemi ci portano queste sostanze. Se si liberalizzassero le droghe leggere ci sarebbero meno problemi giuridici e delinquenziali» sostiene il dottor Marco Belloni sotto il titolo «Tossicodipendenze: così opera il Comune». E se, ancora, non fosse chiaro, il numero uno della prevenzione anti-droghe dell’amministrazione monzese di centrosinistra, fa sapere che «la cannabis è una sostanza psicoattiva come molte altre», ad esempio il caffè, e che «non è ancora chiaro se crei dipendenza» e, comunque, «sicuramente meno di altre sostanze».
Premesse di un Comune governato dalla Quercia e da Rifondazione comunista che senza tanti giri di parole vorrebbe magari trasformare certi incantevoli angolini del parco di Monza in un Platspitz, quell’area zurighese dove ci si poteva accomodare e avvelenarsi sulle panchine: «Zone franche con tanto di insegna ad hoc, forse due siringhe intrecciate, per riaffermare un modello che è l’opposto di quello di San Patrignano» osserva Osvaldo Mangone, capogruppo comunale di Forza Italia.
Esagerazione? Forzatura politica? No, logica conseguenza alle annotazioni offerte dal settimanale della Quercia, dove a fianco delle pubblicità Unipol e Cgil spiccano «soffiettoni» pro-sindaco Michele Faglia.

Incredibile, ma è proprio così.

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