Sulla sedia a rotelle per rapinare la banca

Subito dopo il fatto Francesca, 48 anni, aveva dichiarato: «Voglio soltanto che arrestino quegli animali». Adesso però che due dei cinque nordafricani del «branco» che aveva spogliato e così pesantemente toccato lei e a sua figlia, la 21enne Claudia, tra la folla durante il veglione di Capodanno in piazza del Cannone sono finiti in manette, la donna - che a dicembre si era appena trasferita a Milano, dove desiderava iniziare «una nuova vita» - se n’è già tornata in Sardegna, sconvolta da una città che non ha esitato a definire «lontana e indifferente».
Eppure la signora Francesca dovrebbe almeno sentirsi fortunata per aver ottenuto quello che, in tanti, ancora bramano: giustizia. E per di più in tempi brevissimi considerata la dinamica dei fatti. Non erano indagini facili, infatti, quelle che, in poco più di due mesi, hanno condotto gli investigatori della squadra mobile - sezione minori e violenze sessuali, coordinati dal pm Elisa Moretti - a catturare i due principali autori della violenza sessuale di Capodanno. Che quella notte, non solo avrebbero riservato lo stesso trattamento usato a Francesca e Claudia anche a un’altra coppia di studentesse-amiche 25enni ma, sempre approfittando della mischia, hanno anche sottratto alcuni telefonini, lasciando credere in un primo tempo ai proprietari di averli persi nella confusione. Per questo i due egiziani in questione - entrambi irregolari, di 32 e 29 anni, Mohamed Raafat I. e Sobhy Ald El H., il primo in attesa del permesso di soggiorno, l’altro clandestino - sono finiti a San Vittore con l’accusa di violenza sessuale in concorso e rapina.
Proprio la rapina dei telefonini, i relativi tabulati e le intercettazioni - insieme ai riconoscimenti da parte delle quattro vittime, tutte molto collaborative («non avevamo descrizioni fisiche degli autori delle violenze» ha spiegato il dirigente della Mobile, Francesco Messina) - hanno dato infatti una svolta alle indagini degli investigatori. Che comunque sostengono di non essersi trovati davanti a una banda. «Attraverso l’inchiesta abbiamo capito che uno dei due arrestati, in passato, aveva già approfittato dell’occasione dei festeggiamenti di Capodanno in piazza del Cannone per toccare e spogliare con violenza una o più donne, sempre senza giungere a uno stupro vero e proprio, esattamente com’è accaduto con la signora Francesca e sua figlia - ha concluso Messina -.

Tuttavia questo non fa di loro una gang. Gli egiziani che abbiamo catturato sono gli autori materiali dello stupro; gli altri, che stiamo pure cercando perché le indagini sono ancora in corso, sono altri nordafricani che li frequentano saltuariamente».

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