C’è qualcosa di strano se i giornali italiani hanno la risposta al massacro di Tucson e quelli americani no. C’è qualcosa che non funziona se i media Usa si chiedono, si interrogano, analizzano, discutono, scavano e quelli italiani invece hanno già risolto tutto e cioè hanno trovato quello che cercavano: il mandante politico, il responsabile morale e non solo della storia. C’è qualcosa che somiglia al pregiudizio. Anzi che è pregiudizio, misto a provincialismo. Perché ieri Repubblica, Unità e Lucia Annunziata sulla Stampa hanno raccontato all’Italia che la deputata Gabrielle Giffords ha subito l’aggressione di un folle, ma che ad armare quel folle sono stati Sarah Palin e il Tea Party. Loro, con l’odio politico che hanno diffuso in questi mesi. Facile, no? Prima di sapere chi sia davvero questo Jared Lee Loughner, il ragazzo che ha sparato, prima di vedere se veramente sia stato spinto da motivi politici. Prima di tutto, la stampa italiana che legge l’America pensando che sia l’Italia sa già tutto: Loughner s’è imbevuto della cattiveria profusa dalla destra americana e l’ha trasformata in una strage.
I fatti finora raccontano che l’attentatore era già stato fermato un paio di volte, era conosciuto per avere disturbi mentali, era legato ai Suprematisti Bianchi, che con Palin, Tea Party e dibattito politico degli ultimi tempi non c’entrano nulla: esistono da tempo e da tempo purtroppo inondano il web di messaggi deliranti. Proprio sul web c’è una specie di testamento ideologico dell’attentatore, il quale dice di aver letto il Mein Kampf e pure il Manifesto del partito comunista. Chi lo conosce e ha parlato alla stampa americana lo descrive come un ragazzotto un po’ instabile, affascinato dagli estremismi di destra e di sinistra. L’Fbi dice che era stato notato già nel 2007 a un comizio di Giffords, cioè quando Sarah Palin era un politico locale e i Tea Party neanche esistevano. Lui, Loughner, parla su YouTube e sconnette con il presunto complotto governativo sul controllo della mente attraverso la grammatica, sulla necessità di emettere una nuova moneta che sostituisca il dollaro. Un giorno, quando parlerà del perché l’ha fatto, magari scopriremo che ha davvero sparato per odio politico. Però magari anche per odio antisemita, visto che Giffords è ebrea e i Suprematisti Bianchi hanno molti, troppi, riferimenti neonazi nella loro folle ideologia. Ma la verità ora è che sembra soltanto un instabile simile ai tanti altri instabili che spesso sconvolgono l’America sparando all’impazzata.
Eppure i giornali che hanno sempre e solo certezze in mano vanno dritti come treni in corsa: loro, che parlano sempre dell’informazione anglosassone come esempio da seguire come aplomb e autorevolezza, cadono nel becerume più sempliciotto, nell’analisi da Bar Sport. Hanno un’idea e pur di dimostrarla adattano la realtà al disegno: così Repubblica definisce la deputata Gabrielle Giffords «paladina della riforma sanitaria simbolo dell’America progressista». Ma progressista di che? Eppure tutti, ma proprio tutti i media americani e tutti i siti web e persino Wikipedia la definisce una democratica moderata. Di più, una Blue Dog, cioè una «democratica di destra», una centrista insomma: contro l’immigrazione, favorevole al diritto di ogni americano di portare armi, nemica dell’ala liberal del suo partito tanto da non votare per Nancy Pelosi come leader democratico alla Camera. È vero che è pro aborto e che aveva votato a favore della riforma sanitaria e che per questo era stata accusata di essere comunista, ma è altrettanto vero che di recente era stata accusata negli aggregatori dei blog di sinistra di essere troppo moderata e troppo centrista. Proprio per non aver appoggiato Pelosi, Giffords era stata attaccata dal sito dei duri e puri, DailyKos, come ha ricordato ieri Christian Rocca del Sole -24 ore. «Per me è morta», era il commento di una sua elettrice.
Allora l’odio può anche essere la risposta, ma attenzione potrebbe anche essere bipartisan. L’Fbi dice che è troppo presto per avere certezze, l’unico che per il momento ha il sentore del movente politico è lo sceriffo della Pima County di Tucson, Clarence Dupnik. Solo che lui ha il difetto di essere stato eletto contro il repubblicano Harry Shaw. È vero comunque che Sarah Palin e molti altri hanno toni eccessivi, è vero anche che lei ha una retorica spesso triviale. È vero anche che l’ex candidata vicepresidente ha commesso l’errore strategico-politico di mettere il mirino come simbolo per indicare i seggi della famosa target list degli obiettivi da conquistare. Però chi dice che quei simboli significano «eliminate» questi personaggi, mente sapendo di mentire. Di più: prende in giro se stesso e gli altri. Quei mirini sciagurati riguardavano seggi in bilico da conquistare alle elezioni di midterm. Punto. Infelice come emblema metaforico, certo. Poco efficace anche come trovata politica, anche. Ma nient’altro. Peccato che, però, per i giornali italiani sia già tutto scritto, sia già tutto certo.
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