«Sulle donne Hitler aveva ragione» Licenziata giornalista Tv tedesca

da Berlino

Nella tv pubblica tedesca c’è una regola di ferro: giornalisti e presentatori non possono esprimere idee che rivelino simpatie per questa o quella parte politica. Chi appare sui teleschermi della Tv finanziata con il denaro di tutti è tenuto a osservare una rigorosa neutralità anche fuori dagli studi televisivi. E chi non si attiene alla regola perde il posto. Ne sa qualcosa Eva Herman, volto notissimo del video, licenziata in tronco perché durante la presentazione di un suo libro ha avuto parole di elogio per il ruolo delle donne durante il Terzo Reich. Apriti cielo. In quattro e quattr’otto la Ndr, la rete per cui lavorava, ha disdetto il contratto perché doppiamente colpevole: è venuta meno all’obbligo di neutralità e, fatto ancora più grave, si è esposta al sospetto di condividere alcuni aspetti della politica nazista. «Il comportamento di Frau Herman - dice un secco comunicato della Ndr - è incompatibile con le nostre regole».
In realtà la Herman, che per anni ha condotto il Tagesschau delle 20, il Tg1 tedesco, e fino a ieri moderava un talk show di successo, era da tempo nel mirino per aver assunto una posizione precisa e di parte su un tema che è al centro del dibattito politico: come aiutare le madri che lavorano. L’orientamento prevalente è di stanziare nuovi fondi per creare il maggior numero possibile di asili nido dove le madri che lavorano possono lasciare i neonati durante le ore in cui sono occupate in ufficio o in fabbrica. Ma c’è anche una parte decisamente contraria che vorrebbe utilizzare i fondi sotto forma di sussidi alle madri perché almeno per i primi anni rinuncino al lavoro e si dedichino ai figli.
Con toni da crociata la Herman si è schierata dalla parte di chi ritiene che le donne debbano anteporre la famiglia alla carriera non nascondendo nostalgie per i tempi in cui il ruolo della donna tedesca era caratterizzato dalle tre K: Kinder (figli), Küche (cucina), Kirche (chiesa). Una scelta maturata in seguito a dolorose esperienze personali. Dopo tre matrimoni falliti, si accorse che la sua vita affettiva era a pezzi, lasciò l’ambìto posto di conduttrice numero uno e optò per un incarico meno impegnativo per dedicarsi al figlio avuto dal nuovo compagno. Scrisse anche un libro, I princìpi di Eva, in cui esalta il ruolo della donna come angelo del focolare.
Più volte i dirigenti televisivi l’avevano invitata a condurre il suo talk show con meno passionalità, con più comprensione per le donne che nel lavoro vedono una forma irrinunciabile di realizzazione e meno accanimento verso i partiti contrari alle sue idee. La scivolata è avvenuta in occasione dell’uscita del secondo libro quando la Herman, durante la presentazione, si è lasciata sfuggire una frase che può prestarsi a interpretazioni ambigue: «Il Terzo Reich è stata un’esperienza nefasta, ma non si può negare che diede più importanza ai valori della famiglia di quanto se ne dia oggi». È stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Frau Herman può continuare a propagandare le sue idee, ma non nel servizio pubblico», dice il comunicato dell’Ndr.
Vittoria del potente movimento delle femministe, nemiche giurate della Herman? Decisione presa su pressioni dei partiti favorevoli agli asili nido? Niente di tutto questo. Solo richiamo alla tradizionale neutralità del servizio pubblico su temi al centro del dibattito politico. Del resto non è la prima volta.

Tempo fa un altro personaggio televisivo, Ulrich Wickert, scrisse su un giornale che Bush e Bin Laden parlavano lo stesso linguaggio: quello della violenza. Fu chiamato dal direttore dell’Ard il quale lo invitò a scegliere tra scusarsi in video o andarsene. Si scusò.

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