Sulle impronte ai nomadi un coro di «sì»

Impronte digitali, un coro di sì. Chiusura dei campi abusivi, come da programma elettorale. Sicurezza e legalità, innanzitutto. «Ma se poi la magistratura dà gli arresti domiciliari proprio nei campi abusivi...», denuncia il minisindaco del XVIII, Giannini. Sull’emergenza rom le testimonianze raccolte giorno dopo giorno da Il Giornale confermano che cosa vuole la gente. Fatti concreti, per evitare che si ripeta un nuovo caso Reggiani. Da esponenti politici del centrodestra molte le voci che si levano a testimoniare gli insediamenti nomadi «mordi e fuggi», fatti apposta per eludere il censimento.
«Ci hanno appena segnalato un nuovo accampamento di 15 baracche dentro Villa Ada - racconta Niccolò Di Raimondo, assessore alle politiche sociali del II Municipio -. Le impronte ai bambini?. Se si vuole tutelare i minori, si devono prendere». Inoltre, per Di Raimondo, «la piaga è anche il flop della scolarizzazione. Nessuna collaborazione con l’XI Dipartimento. Sono andato a maggio al campo del Foro Italico, alle 10 c’erano 11 bambini che giocavano, ma nessuno sembra preoccuparsene».
Parole critiche anche sulle istituzioni. Ad esempio, la magistratura. «Si stenta a crederci - afferma Luigi Avveduto, XVII municipio, Pdl, - ma quando i carabinieri vanno a smantellare un campo abusivo, alcuni rom non li possono toccare perché il magistrato ha dato loro gli arresti domiciliari. Un campo abusivo! Come se fosse un domicilio riconosciuto dalla legge. Il censimento? Beh, loro appena vedono l’ombra di un controllo spariscono in un baleno».
«Anche nel nostro territorio arrivano con i camper, impossibile sapere chi sono - afferma il presidente del XVIII Municipio, Daniele Giannini -. «Le impronte digitali? Non possiamo che essere per la linea dura».
Ed ecco Marco Scotto Lavina, consigliere del Pdl alla Provincia di Roma, già assessore nel XII Municipio: «Sono d’accordo con il minisindaco del XII, Pasquale Calzetta. Il censimento deve iniziare dai campi abusivi. Che vanno tutti smantellati, immediatamente. La mia è una posizione critica anche nei confronti del sindaco Alemanno che ha un atteggiamento troppo soft. E il censimento va affidato alle forze dell’ordine». In merito alla scolarizzazione, Scotto Lavina puntualizza che, da assessore, non ha avuto nessuna collaborazione con l’XI dipartimento.
«I nomadi devono rispettare le leggi, altrimenti vadano via», dichiara il consigliere comunale Lodovico Todini: «La legge regionale n 82/85 prevede soggiorno temporaneo e contributo alle spese. Che si aspetta ad applicarla?».
La conclusione la lasciamo a Cesare Cursi, presidente della commissione industria e commercio a Palazzo Madama: «Noi abbiamo espresso una posizione netta in tutte le sedi.

Quanti sono i rom, chi sono? L’identificazione dev’essere certa. I rom hanno dei diritti ma anche dei doveri, come mandare i figli a scuola. Purtroppo a Roma 6mila bambini rom non hanno mai messo piede a scuola, come dice il ministro Maroni».

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