nostro inviato a Roccaraso (LAquila)
Il sole non fa capolino da giorni. Ma se per le strade, imbiancate, la temperatura scende pure sotto lo zero, in municipio si respira aria di disgelo. Politico, s'intende, tra maggioranza e opposizione, quantomeno sul fronte giustizia. È Neve azzurra, la kermesse targata Forza Italia, oggi Pdl, a far da cornice al confronto «dialogante» tra Angelino Alfano e Luciano Violante, tra il Guardasigilli e l'ex magistrato, esponente di spicco del Pd. Entrambi, innanzitutto, prendono spunto dalla lettera inviata al Corriere della Sera dal presidente della Camera, Gianfranco Fini. Entrambi, così, convergono sul nuovo appello alla condivisione tra i due schieramenti, parlano la stessa lingua sul fronte intercettazioni. Anche se resta ancora da sciogliere il nodo pm, con il distinguo sulla separazione di funzioni o carriere.
Ma da Roccaraso, in Abruzzo, il segnale che lancia Alfano è chiaro: «Il 2009 sarà l'anno della riforma della giustizia, non in cantiere ma con l'inaugurazione». Quindi, «al Consiglio dei ministri del 23 gennaio porteremo il processo penale e penso anche di poter illustrare lì le linee guida della riforma costituzionale che porteremo a febbraio», mese entro il quale si compirà il percorso governativo, in attesa che si esprima poi, entro l'anno, il Parlamento.
Per il ministro della Giustizia, che condivide «nel merito e nel metodo i punti espressi da Fini, che fanno seguito alle considerazioni di Napolitano, Schifani e Mancino», la riforma andrà «nell'interesse dei cittadini». E sarà «utile, oltre che indispensabile», anche alla luce della «consapevolezza» maturata ormai da «istituzioni e società del nostro Paese».
In quest'ottica, aggiunge Alfano, «il Pd dovrebbe dare un segnale di importante apertura». Il governo, intanto, fa un primo passo: «Sul processo penale condividiamo alcune delle loro proposte e le inseriremo nel testo» che finirà in Cdm tra una decina di giorni. «Noi - rimarca - vogliamo proseguire sulla strada del dialogo con l'opposizione, ma il presupposto è che alla fine bisogna decidere». In ogni caso, «andiamo avanti comunque, se necessario».
A parlare di svolta è invece Violante. «Anche Veltroni è stato d'accordo sui punti indicati da Fini - sottolinea - e questo può rappresentare una svolta nei rapporti con la maggioranza, anche per la riforma del sistema giudiziario». Se si vuole «arrivare a destinazione», prosegue il democratico, «bisogna però evitare di far pesare le turbolenze quotidiane del clima politico». Nel merito, invece, l'ex ds puntualizza: «C'è bisogno di un riequilibrio tra la magistratura e gli altri poteri dello Stato». Oggi, dentro l'Anm, «le correnti pesano troppo nella carriera dei magistrati e quindi bisogna salvaguardare l'indipendenza dei singoli».
Sembra scorrere tutto liscio, ma sul versante pm la distanza rimane. «La distinzione delle funzioni va bene, ma la separazione delle carriere non è una cosa positiva», spiega l'ex presidente di Montecitorio. Perché, «o si vuole arrivare al controllo politico, che in Italia sarebbe un errore, o si rischia un corpo di pubblici ministeri che diventano un pericolo per la democrazia». Al di là della terminologia, ribatte Alfano, «l'obiettivo effettivo» è ottenere la «parità tra accusa e difesa».
Si passa al capitolo intercettazioni. Quelle «per i reati contro la Pubblica amministrazione - ricorda l'esponente del Pdl - fanno parte di un disegno di legge approvato dal governo in estate, ora in commissione Giustizia alla Camera», che «tireremo fuori entro la fine di gennaio».
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