Le nomine Rai suscitano polemiche da sempre. Anche ai tempi del dominio assoluto della Democrazia cristiana, considerato il partito mamma, ogni qualvolta si trattava di assumere o promuovere direttori e dirigenti vari, c'era chi, scandalizzato, berciava, si lanciava in interrogazioni parlamentari, rilasciava interviste al vetriolo. I politici sono convinti che per vincere le elezioni sia indispensabile avere una vigorosa spinta dei media, specialmente la tivù, il mezzo più popolare e quindi maggiormente ambito. Ecco perché fanno il diavolo a quattro per infilare nell'ex monopolio propri uomini disposti, ricevuta la grazia dello stipendione, a farsi mettere il guinzaglio e a obbedire al capo branco.
Non c'è da stupirsi se la tradizione continua nonostante il crollo della Prima Repubblica e la mancata edificazione della Seconda.Il recente avvicendamento al vertice della prima rete, della seconda e della terza nonché alla guida di Raisport si dice che si sia svolto in base a criteri clientelari, non meritocratici. Può darsi che ciò sia vero. Se lo fosse, dove sarebbe la novità? Da quando in qua la selezione dei fortunelli, incaricati di manovrare i palinsesti ispirandosi alle esigenze dei partiti protettori, avviene valutandone la professionalità? Non è quasi mai successo, non si capisce perché sarebbe dovuto succedere nell'ultima tornata di distribuzione incarichi di lusso.
Da un paio di anni è Renzi a menare il torrone. Ovvio che sia stato lui a ordinare i propri sacerdoti dell'informazione (si fa per dire) e non abbia delegato a farlo i nemici della Leopolda. Non c'è bisogno di aver studiato a memoria Machiavelli per capire il seguente concetto: chi oggi conquista il potere, fosse anche un rivoluzionario, domani sarà di sicuro un conservatore. Difatti se non conservasse il potere non avrebbe facoltà di esercitarlo. Renzi lo esercita esattamente come tutti i suoi predecessori: Fanfani, Andreotti, Craxi, Forlani, Berlusconi, Prodi. Non vorrete mica farmi credere che costoro affidassero la responsabilità dei rami più importanti della Rai a gente che non fosse amica? Eppure a leggere i giornali dell'ultima settimana si è avuta la sensazione che Renzi abbia compiuto un colpo di mano, occupando di fatto le antenne pubbliche e infischiandosene dell'etichetta. Ma se l'etichetta è sempre stata questa ossia approfittare di essere a palazzo Chigi per prendersi anche la Rai, al massimo si può parlare di continuità con le cattive (consolidate) abitudini italiote. Chi si straccia le vesti è di memoria corta.Nel merito delle nomine c'è poco da discutere. Daria Bignardi non ha mai diretto una rete? C'è sempre per tutti una prima volta. La giudicheremo dai risultati, attaccarla ancor prima che abbia cominciato a dirigere mi pare una scemenza. Identico discorso vale per Gabriele Romagnoli.
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