Sulle sanguinanti tracce del vero killer di "Psycho"

La serie in onda su Netflix indaga la vicenda del mostro che ha scioccato gli Usa e ispirato Hollywood

Sulle sanguinanti tracce del vero killer di "Psycho"
00:00 00:00

La serie Monster di Ryan Murphy (un geniaccio capace di passare da Glee ad American Horror Story) è di quelle che fanno sempre molto discutere. Dopo la stagione dedicata a Jeffrey Dahmer (il mostro di Milwaukee) e quella dedicata ai fratelli Lyle ed Erik Menéndez, il terzo capitolo mette in scena le vicende del serial killer che forse più a segnato la storia degli Stati Uniti (e del loro cinema): Ed Gein.

Di critiche a Murphy e al suo coautore Ian Brennan per queste monografie su crudeli omicidi ne sono state mosse tante. Ricostruzioni relativamente poco accurate, spazio alle leggende più truci, una spiccata scelta di spettacolarizzazione delle crudeltà, la serie - disponibile ora su Netflix - è vietata ai minori, e il vezzo di ficcare nel tutto una serie di citazioni cinematografiche che non sempre ci azzeccano. Bene in questo caso l'ultima critica può essere immediatamente rimandata al mittente perché Ed Gein e le sue vicende sono all'origine di un buon tocco del cinema horror mondiale.

Partiamo dai fatti alla base della serie. Edward Theodore Gein, detto Ed (1906-1984) venne arrestato il 16 novembre 1957 e nella sua casa fu trovato il corpo di Berenice Worden, la proprietaria di una ferramenta che era da poco scomparsa dopo che Ed Gein era passato nel negozio. La donna venne ritrovata decapitata e "squartata come un cervo". Non solo. Nella fattoria di Gein vennero ritrovati: una ventina di nasi, un cestino in pelle umana, un corsetto in pelle umana, la pelle di un volto femminile trasformato in una maschera, il più vario numero di suppellettili realizzate con ossa umane...

La fattoria in cui viveva dopo la morte del padre, della madre e del fratello (quest'ultima una morte col senno di poi molto sospetta) venne rapidamente ribattezzata la casa degli orrori... Molti dei resti venivano da tombe dissotterrate, come fu lo stesso Ed Gein a raccontare. Di sicuro Gein aveva fatto almeno due vittime però. Ma il dato inquietante era che tra il 1947 e il 1957 altre quattro persone erano scomparse in quella zona. La scienza forense non riuscì mai a dare risposte certe su quante e quali fossero state le vittime di Ed Gein.

Emerse invece con certezza la tragica storia di Gein, cresciuto con un padre alcolista e violento, con una madre che lo reprimeva sessualmente a colpi di Bibbia e di punizioni corporali. Una madre che Ed idolatrava alternando la sottomissione alla lettura di fumetti e riviste per adulti tra i quali ne prediligeva uno incentrato sulle vicende di Ilse Koch, moglie del comandante del campo di concentramento di Buchenwald, che selezionava prigionieri tatuati destinati a morte per modellare paralumi e altri oggetti con la loro pelle.

Ovviamente quando la vicenda venne riverberata nei media americani si trasformò in un'arma di attrazione morbosa di massa.

Lo intuì Sir Alfred Joseph Hitchcock che prese ispirazione dalla vicenda per creare Psycho (tratto dall'omonimo romanzo di Roberth Bloch), un film che nessuno studio voleva produrre, per la scabrosità del tema. Eppure si rivelò un successo colossale. E la scelta del regista britannico di interessarsi alla vicenda entra come una narrazione parallela in Monster: The Ed Gein Story. È, in buona sostanza, questa parte filosofica che racconta qualcosa di interessante sulla natura umana e fa capire perché negli anni seguenti, sdoganato il tema, Hollywood sia tornata a resuscitare il tema in molte altre pellicole, basti pensare alla maschera di pelle umana di Leatherface in Non aprite quella porta del 1974.

Murphy fa dire a Hitchcock: "Il nostro pubblico vive in un mondo nel quale Dio è stato allontanato. E vive nel timore di un'improvvisa distruzione nucleare. Hanno assistito, tremanti e con la mente intorpidita alla cruda portata del male che è stato l'Olocausto... scoprendo per la prima volta nella storia di che cosa sono capaci gli esseri umani...

Frankestein, il Fantasma dell'opera, non funzionano più. Il nostro pubblico ha scoperto un nuovo mostro. E quel mostro siamo noi". Il succo è questo; poi c'è la strepitosa interpretazione di Charlie Hunnam (se non ve la fate rovinare dal doppiaggio italiano).

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica