"Suoneremo come fosse rock il nostro disco nato per caso"

La coppia d'oro della musica italiana pubblica «No stress» «Noi a Sanremo? Per ora non c'è nessun progetto»

"Suoneremo come fosse rock il nostro disco nato per caso"
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In fondo non è poi una coppia così strana. Irama e Rkomi, quasi coetanei e molto diversi, sono uniti dallo strepitoso successo e, soprattutto, da quella sana passione di fare musica a qualsiasi costo, anche ritrovandosi per caso a Los Angeles e registrando un disco in due settimane. Si intitola No stress, e anche il titolo non è così strano visto il bisogno sempre più forte di attenuare la pressione onnivora che ormai pedina chiunque mescoli musica, social, concerti, tv eccetera. «Raccontiamo quello che viviamo, se non lo viviamo non lo raccontiamo».

Uno, Rkomi al secolo Mirko Martorana milanese di 29 anni, nel 2021 ha pubblicato il disco più venduto dell'anno, Taxi driver, poi è andato a Sanremo e ha fatto il giudice di X Factor: «Giudicare è odioso, ma noi siamo forgiati dai nostri ostacoli e dai nostri nemici: per me X Factor è stato il gran nemico». L'altro, Filippo Maria Fanti di Carrara, anni 28, ha vinto Amici, ha partecipato a quattro Festival di Sanremo e nel curriculum ha già la bellezza di 44 dischi di platino. Insieme avevano già pubblicato due brani e fatto Celebrity Hunted su Prime Video ma oggi sono la coppia d'oro del pop italiano e il bello è che non hanno nulla di finto, non si portano dietro carriere da salvare o errori da dimenticare. Sono due ragazzi che hanno fatto come si faceva decenni fa: si sono trovati bene e hanno scritto canzoni insieme, meno male che capita ancora.

Dischi del genere di solito vengono accolti come semplici operazioni commerciali.

Irama «In realtà è arrivato tutto molto naturalmente e la nostra sinergia ci ha portato a registrare cose che non avevamo mai sperimentato prima».

Sperimentazione, concetto ormai quasi estinto.

Rkomi «In effetti c'è spesso una sorta di auto erotismo musicale. In tanti continuano a battere la stessa strada e magari utilizzano la scusa che il pubblico vuole quella roba lì».

Di certo è raro che due solisti di successo così giovani incidano un disco insieme mentre, da soli, sono in testa alle classifiche.

Irama «Intanto bisogna capire quale sia il concetto di inizio o di gioventù artistica. Per capirci, io ho già fatto tanti dischi mentre, alla mia età, forse uno come Guccini era soltanto al primo».

No stress è appena uscito e il vostro tour partirà dal Mandela Forum di Firenze il 25 novembre. L'ipotesi Sanremo è dietro l'angolo.

Rkomi «Di certo non c'è nulla di programmato. Questo progetto è una parentesi e poi dopo chissà. Probabilmente ciascuno di noi tornerà a fare il proprio percorso da solo».

Però adesso pensate in due.

Irama «Siamo un po' come lo Yin e lo Yang, forse per questo le canzoni sono arrivate così in fretta».

Los Angeles.

Rkomi «Nella nostra villa avevamo anche una band e tutto è nato così spontaneamente. Abbiamo proprio pensato alle canzoni con l'idea di suonarle dal vivo».

Come sarà?

Irama «Il concerto avrà un colore rock».

Rock?

Rkomi «Ormai si è ibridato tutto».

Il disco resta sospeso tra urban, rap e dance. C'è pure Guè nel brano Sexy.

Rkomi «Per me lui è il capo della scena rap italiana da sempre, un onore averlo con noi».

E invece un punto di riferimento artistico più generale?

Irama «Zucchero è probabilmente un riferimento indispensabile. È uno con un repertorio sterminato, è amato dai musicisti stranieri, suona in tutto il mondo».

Fate dischi «improvvisati» come si faceva negli anni Settanta. Eppure siamo nell'epoca della musica al cellulare.

Rkomi «Secondo me dovrebbe esserci una materia nei programmi scolastici per spiegare come utilizzare correttamente il cellulare. Ormai è necessario che ci sia questa tutela. Per quanto mi riguarda, io frenerei l'utilizzo dei cellulari fino almeno ai sedici anni».

Dovrebbero pensarci i genitori.

Rkomi «Spesso non lo fanno ed è un problema».

Un altro problema potrebbe essere l'intelligenza artificiale.

Rkomi «Mi immagino che cosa potrebbe accadere se fosse utilizzata anche per giudicare. Non mi sembra un'ipotesi così remota.

Ma l'idea di poter essere giudicato in un tribunale dall'intelligenza artificiale mi preoccupa e mi spaventa».

Irama «Spesso si pensa che la tecnologia sia il frutto dell'evoluzione. In realtà ne è solo una ramificazione. Ma non è certo il metro dell'evoluzione».

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