«Suor Leonella è stata una martire il suo esempio è un insegnamento»

da Nairobi

Una folla commossa in una chiesa gremita ha salutato ieri per l’ultima volta suor Leonella Sgorbati, la missionaria italiana uccisa domenica a Mogadiscio. Le spoglie della religiosa riposeranno nel cimitero di Nazareth, nella località di Riara Ridge, a una trentina di chilometri da Nairobi. Monsignor Giorgio Bertin, arcivescovo di Gibuti e amministratore apostolico della Somalia, ha celebrato la solenne messa funebre nel santuario della Consolata di Nairobi, nel centro della città. «Possiamo chiamarla una martire», ha detto monsignor Bertin, «di certo, non è l’unica in Somalia, ma spero sia l’ultima. «Il suo esempio valga da insegnamento per tutti i fedeli».
Centinaia di persone hanno partecipato alle esequie. «Era una donna così generosa», ha ricordato commossa suor Rose, una delle consorelle della congregazione della Consolata in Kenia. «Alla fine, ha dato la sua vita intera. Possa il suo sacrificio - ha aggiunto la religiosa - contribuire alla pace nel mondo e in Somalia in particolare».
Cordoglio e dolore per l’uccisione di suor Leonella sono stati espressi dal governo di transizione nazionale somalo (Tng), come del resto hanno fatto anche le Corti islamiche che controllano la capitale, buona parte del Sud e parte del centro del Paese.
In contemporanea con il funerale nella capitale keniana, si è svolta una cerimonia nella casa generalizia della Congregazione a Nepi, in provincia di Viterbo. «Abbiamo voluto celebrare questo momento per sentirci unite alle nostre consorelle a Nairobi», ha detto alla Misna la superiora generale della Consolata, suor Gabriella Bono».
Nella cerimonia è stato ricordato anche Moahmed Mahamodu, il somalo padre di quattro figli che lavorava come guardia delle suore, ucciso in un estremo tentativo di proteggere la religiosa dai colpi di arma da fuoco.


L’inviato speciale delle Nazioni Unite in Somalia, François Lonseny Fall, ha fatto appello a tutti i gruppi coinvolti nell’attuale stallo tra gli islamici con base a Mogadiscio e il governo provinciale ad interim Yusuf perché lavorino per la pace.

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