nostro inviato a Napoli
«Si sono sbagliati. Quello che fa i miracoli non è De Gennaro, è San Gennaro». Francesco, uno dei cittadini di Pianura che fa da portavoce alla protesta contro la riapertura della discarica, liquida con una battuta larrivo a Napoli del nuovo supercommissario.
Un esordio difficile, quello dellex capo della polizia, anche se il capoluogo partenopeo ha tentato di rimettersi un po in ordine per accoglierlo. Nella notte tra martedì e ieri decine di squadre di netturbini sono tornate allopera, rimuovendo alcune delle montagne di rifiuti che sommergono la città, in particolare svuotando i cassonetti nellarea della stazione e davanti a qualche scuola. E anche nella zona più calda per un po le cose sembrano normalizzarsi: lesercito in mattinata finisce di sgomberare dai blocchi stradali le vie di accesso tra Pozzuoli, Pianura e Quarto. Ma basta poco per capire che lemergenza è tuttaltro che cessata. Proprio mentre De Gennaro, poco dopo le 11.30 di ieri, entra nel palazzo della prefettura in piazza Plebiscito, qualche chilometro più in là, in via Montagna Spaccata, i manifestanti dimostrano di non aver mollato. Bloccano di nuovo la strada di accesso alla discarica della discordia, segando due dei pini che costeggiano la via e spingendone i tronchi con una ruspa per chiudere al traffico lintera carreggiata: un segnale chiaro per ribadire che le ecoballe, lì, non sono le benvenute. «Parlano tanto di legalità, ma la legge prevede che le discariche siano proibite in zone a rischio sismico, e qui siamo in piena area flegrea, oltre che dentro un parco regionale e a pochi metri da una riserva naturale: allora chi è che sta cercando di violare la legge?», spiega ancora Francesco, che mette da parte il suo diploma da geometra per far da cicerone alle telecamere delle tv straniere, mostrando quelle colline verdi che, sotto lerba, celano «40 anni di spazzatura arrivata qui da tutte le parti». Dice che le violenze di domenica sono da condannare, ma che ci sono state provocazioni. Insomma, è ancora un muro contro muro, ma il clima sembra almeno appena più sereno.
Ci prova anche De Gennaro a fare il pompiere, smettendo gli abiti dello sbirro inflessibile. In conferenza stampa, dopo il summit col prefetto di Napoli Alessandro Pansa e con il generale Franco Giannini, nominato suo vicario da Prodi, lex capo della polizia attinge al vocabolario della diplomazia, alterna risolutezza e toni concilianti. Parla di «determinazione» per risolvere i problemi, e di risposte che «non tarderanno», perché «sono abituato a mantenere la parola». Ma subito aggiunge che prima si passi per il «dialogo», «buon senso comunicazione diretta ed equilibrio». Per uscire dalla «situazione emergenziale», annuncia, «dispiegheremo tutte le energie». Però si mantiene prudente, giura che nel vertice cè stato solo un «primo scambio di idee di carattere generale», dribbla qualsiasi domanda più specifica sui programmi: «Non sarei credibile, a poche ore dal mio insediamento». «Continueremo a valutare tutte le opzioni possibili». Lultimo messaggio è unapertura esplicita a un confronto diretto con i protagonisti della protesta: «Non ho alcun problema a dialogare con loro».
Ma fuori dalla prefettura la sensazione è che i 120 giorni di mandato affidati dal governo a De Gennaro non saranno semplici. Mentre il supercommissario va in municipio a parlare con la Iervolino, dalla vicina piazza del Gesù parte la fiaccolata di protesta contro la discarica.
Per le strade di Napoli ancora invase dai rifiuti sfilano reclamando un sistema basato sul riciclaggio gli abitanti di Pianura, ma anche il deputato-disobbediente Francesco Caruso, il partito marxista-leninista, i «movimenti» napoletani. Salta fuori persino Oreste Scalzone che gira per il corteo avvolto in una sciarpa rossa, paragonando gli incidenti di domenica notte tra manifestanti e polizia ai carri armati di piazza Tienanmen. E se molti slogan «invitano» piuttosto rudemente Bassolino e Iervolino a levare il disturbo, spuntano anche un po di cori e qualche striscione non elogiativo dedicati allex capo della polizia.
Il peggio deve ancora venire.
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